mercoledì 31 dicembre 2008

Canzoni?????? di Natale e Buon Anno

Dopo il bellissimo post di Michele, autentico viatico per il nuovo anno, è difficile non essere banali.
Troppi pensieri però mi turbinano nella mente, nascono dalla condivisione delle celebrazioni liturgiche con i coristi, dalla giusta paura di fronte ad un nuovo canto, dalla soddisfazione di averlo eseguito con dignità, dalla serenità di momenti trascorsi con famigliari ed amici accanto al caminetto.
Perchè il titolo canzoni?
Troppe persone in questi giorni mi hanno chiesto perchè non abbiamo cantato delle "Belle canzoni natalizie", come quelle che si sentono in televisione.
Ho impiegato un pò di tempo a capire, ma quando ho capito mi sono preoccupato e nello stesso tempo ho gioito.
Preoccupato perchè troppi ormai hanno assimilato l'idea di Natale a quella proposta dalla pubblicità o dai mezzi di comunicazione in genere, per cui diventano "canzoni natalizie" improbabili adattamenti di canti Spirituals, musichette che accompagnano la pubblicità dei panettoni o della coca-cola, la canzoncina dei sette nani, oppure il "dies irae", che i nostri amministratori, attraverso la presentazione della signora Biasiolo, pretendevano ci introducesse alla festa del Natale.
Preoccupato perchè le stesse persone che hanno rincorso le "manifestazioni natalizie" più consumistiche e volgari, dal finto pianoforte con la ballerina, ai gospel in piazza alle eplosioni circensi (?), non hanno colto il senso e l'origine dei canti che in questo tempo di Natale abbiamo proposto col coro.
Evidentemente costoro non sanno, oppure hanno dimenticato, che le carole Natalizie, i corali, gli inni ed i canti della tradizione popolare, (quindi forse la più ricca di fede autentica) rappresentano il tesoro musicale del Natale Cristiano.
E qui ho cominciato a gioire.
Ho ringraziato il Signore per avermi fatto incontrare il mio coro, fatto di persone con le quali cantare ancora la solenne semplicità del Natale, con cui emozionarmi mentre cantiamo le melodie facili o impegnative che ci avvicinano al Mistero, con cui gioire mentre condividiamo il canto con gli anziani o con gli ospiti della "casa alloggio" o con i fedeli durante la Messa.
Da tutto questo nasce il mio augurio per il nuovo anno: " Che il Signore ci aiuti a coltivare e custodire la bellezza per poterla donare agli altri attraverso il nostro canto".
In questi giorni ho letto "Il pane di ieri" di Enzo Bianchi, mi ha dato molto conforto e mi permetto di suggeriverlo, specialmente per quanto scritto alle pagine 84 e 85.
Con tutto questo nel cuore, auguro a tutti BUON ANNO!
Gigi

mercoledì 24 dicembre 2008

Cantori della Pace

Il Natale che arriva porta con sé tante parole. Parole di poesie, di quando eravamo bambini e ce le facevano recitare davanti ai parenti; parole di telegiornali che ci istruiscono su quanti soldi dovremmo spendere per i regali o di quale sia la migliore crema per riempire il pandoro; parole di auguri più o meno sinceri; parole di canti che evocano diversi Natali della nostra esistenza.
La novità di quest'anno è che vi dovete sorbire anche le parole del New President, che vogliono esprimere tutta la soddisfazione e l'entusiasmo per l'anno appena trascorso. Parole anche da tenere con sé per l'anno che verrà, per il significato che danno a quello che ognuno di noi, come cantore, può fare con il canto.
A dire il vero queste parole non sono proprio mie, ma cosa siamo noi se non il pensiero di Dio plasmato da esperienze, incontri e relazioni?
Queste parole di don Tonino Bello sono state scritte in realtà per i giovani coristi della sua diocesi, ma mi sembra che possano andare bene per tutti noi del coro S. Maria Maddalena.
“ Vorrei aiutarvi a scegliere la vita ...sempre. E scegliere per la vita significa amare la bellezza Perchè questo mondo che sta diventando così turpe, così osceno, sarà la bellezza a salvarlo. Ho ascoltato il vostro concerto... Voglio dirvi la mia ammirazione per la dolcezza del vostro canto, per la bellezza di ciò che avete espresso attraverso la musica e le poesie. Insieme ci siamo immersi in un mondo di bellezza, ma – ve lo devo dire, e vi dirò anche parole di speranza – ho ascoltato tutto con una profonda tristezza nel cuore. Pensavo: speriamo che questi ragazzi un giorno non appendano i loro flauti ad un chiodo della loro stanza in mezzo ai ricordi della loro adolescenza... Io sono contento che voi coltiviate anche la musica, l'arte. Perchè è la bellezza che salverà il mondo. Non saranno le armi, non sarà la nostra saggezza, non sarà la nostra forza. La bellezza, sì .
Amate la bellezza! Coltivate la vostra bellezza! Curate la vostra persona; curate la dolcezza del vostro sguardo e perfino la stretta di mano abbia uno spessore di tenerezza.
E' la bellezza che salverà il mondo.
Vi ricordate!... per fare il tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l'albero, per fare l'albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole un fiore; per fare il tavolo ci vuole un fiore.
Per fare un tavolo durissimo, il tavolo sanguigno della vita di tutti i giorni, il tavolo, il simbolo delle cose materiali, della vita cui andate incontro con i problemi della salute, del lavoro, del denaro, della casa, dei rapporti; il tavolo duro della vita.
Per fare la vita ci vuole un fiore.
Il fiore è il simbolo della bellezza.
E la bellezza salverà il mondo.
Scegliete per la vita! Amate le cose pulite, belle: la poesia, il sogno, la fantasia. Benedite il Signore che vi dà questa possibilità di viaggiare senza biglietto, gratuitamente, lungo i meridiani e i paralleli non soltanto del globo ma dell' esistenza.
Amate la poesia, amate la bellezza!
Diversamente sarà molto difficile che il mondo faccia inversione di marcia”
“ Senza Misura” - Antonio Bello

domenica 21 dicembre 2008

BUON NATALE

Il concerto di ieri al centro sociale, è stato importante.
Non tanto per come abbiamo cantato, in altre occasioni (vedi rassegna) abbiamo cantato meglio,
ma per il contesto e per il luogo, così carichi di significato e di memoria.
Credo che questo modo di portare gli auguri con il linguaggio universale della musica, sia bello ed importante, così come mi pare sia stata apprezzata la scelta di portare molti brani della tradizione popolare natalizia, anche se questo ci ha portato a fare delle prove in più ed a non essere preparatissimi su alcuni canti.
Ora ci attendono i giorni più significativi di queste Feste, carichi di solennità, di gioia intima, di speranza e di pace.
Con affetto e gratitudine, vi auguro tutto questo dicendovi BUON NATALE.
Gigi.

mercoledì 10 dicembre 2008

Of one that is so fair and bright

Già queste parole basterebbero per spiegare il motivo per cui A Hymn to the Virgin in poco tempo ha occupato un posto di rilievo nel repertorio del coro. Lunedì l'abbiamo cantato per la prima volta durante una messa. In precedenza non avevo nascosto le mie perplessità a proporre un canto in inglese in una celebrazione eucaristica. Ho sempre sostenuto l'opportunità di cantare in latino, dopotutto lingua ufficiale della Chiesa Cattolica, ma un canto in inglese (seppur non interamente) non ce lo vedevo proprio. Ebbene mi sono dovuto ricredere. Cantandolo prima e meditandolo poi, sotto le note dell' Ave Maria di Arcadelt sono stato colto da un profondo senso di inadeguatezza di fronte all'immagine della Vergine che esce dal canto. Era come se fossi stato compleamente trasparente davanti a Lei, con tutte le mie magagne messe a nudo senza possibilità di scampo. Ecco, se anche solo un pizzico di quelle emozioni sono passate all'assemlea attraverso il canto, allora non farò più dissertazioni sulla lingua del canto.

venerdì 28 novembre 2008

Agnese...

Agnes, Agnus, figlia, sorella, fidanzata, amica, ex liceale, universitaria, lavoratrice part time, guida turistica per passione, corista, soprano, solista, eccellente salmista, consigliere del coro, giovane del coro, perfetta coordinatrice di cene del coro, catechista, chitarrista del coretto, membro insigne del consiglio pastorale parrocchiale ... e chi sa chi ancora. Buon compleanno a tutte!

domenica 16 novembre 2008

Cronaca di uno "spiedo non spiedo"

Ho ancora nel naso il profumo acre della cera delle candele appena spente, l'eco degli ultimi canti un po' sguaiati della parte giovane del coro risuona ancora nella testa. Negli occhi la leggera bruma che sale dal lago decretando la fine di una giornata splendida, con il Baldo all'orizzonte che sorrideva facendosi beffe di noi. Poi la tavolata dei giovani (ma quanto siete cresciuti!) e don Daniele; quella, bellissima, di quelli che si credono ancora giovani, ma qualche testa senza capelli tra le altre è lì inesorabile a scandire il passo del tempo; il tavolo del maestro e degli ospiti illustri con dibattiti politico-teologici che non si sa dove vanno a finire, ma che testimoniano che gli ardori di una gioventù sempre in prima linea non si spengono facilmente; il tavolo degli ex presidenti un po' arrabbiati per questo “spiedo non spiedo” con famiglie al seguito; il tavolo di quelli che prendono solo l'aereo perchè in pullman è troppo lunga; con loro Iuppa e amico e la faccia più bella dell'Albania; il tavolo della pastorale del turismo con Betty, Alfredo e Katia; il tavolo del New President, solo, presto abbandonato dalla famiglia attirata dagli animali della fattoria con annesso parco giochi. Non sono mai stato capace di disegnare. La mia maestra alle elementari mi ha sempre detto che scrivevo bene; faceva leggere a tutti i miei temi. Poi lo scientifico e ingegneria non mi hanno aiutato. Ma queste poche parole vogliono essere una pennellata per chi non era con noi. Vanessa per il lavoro e Donata per quella maledetta imprevista emicrania (rimettiti presto!). Il resto lo faranno le immagini che Davide fotoreporter ha scattato fino a esaurimento... batteria

domenica 9 novembre 2008

Che bello, un coro


Ogni volta è un miracolo. Tutta questa gente, tutte le preoccupazioni, tutti gli odi e i desideri, tutti i turbamenti, tutto l'anno scolastico con le sue volgarità, gli avvenimenti più o meno importanti, i prof, gli alunni così diversi, tutta questa vita in cui ci trasciniamo fatta di rida, lacrime, risate, lotte, rotture, speranze deluse e possibilità inaspettate: tutto questo scompare di colpo quando i coristi si mettono a cantare. Il corso della vita è sommerso dal canto, d'improvviso c'è una sensazione di fratellanza, di profonda solidarietà, persino d'amore e le brutture quotidiane si stemperano in una comunione perfetta. Anche i visi dei coristi sono trasfigurati: non vedo più Achille Grand Fernet (che ha una bellissima voce da tenore), né Debora Lemeur né Segolene Rachet né Charles Saint Sover. Vedo degli esseri umani votati al canto.
Ogni volta è la stessa storia, mi viene da piangere, ho un nodo alla gola e faccio di tutto per controllarmi, ma quando è troppo è troppo: a stento riesco a trattenermi dal singhiozzare. E quando c'è un canone guardo per terra perchè l'emozione è troppa tutta in una volta: è troppo bello, solidale, troppo meravigliosamente condiviso. Io non sono più me stessa, sono parte di un tutto sublime al quale appartengono anche gli altri, e in quei momenti mi chiedo sempre perchè questa non possa essere la regola quotidiana, invece di un momento eccezionale del coro.
Quando il coro s'interrompe tutti quanti, con i volti illuminati, applaudono i coristi raggianti. E' così bello.
In fondo mi chiedo se il vero movimento del mondo non sia proprio il canto.

(L'eleganza del riccio - Muriel Barbery)

giovedì 6 novembre 2008

il coro va dal parrucchiere

Tutto è cominciato dopo una Messa. Quel giorno i veterani dovevano decidere il si o il no per la
"tradizionale" castagnata dell'1 novembre. Ognuno di loro cercava negli occhi dell' altro quel po' di entusiasmo necessario per mettere in moto la macchina, Nessuna scintilla, nessuno scoppiettio. Come quando ti guardi allo specchio e vedendo la tua faccia sempre uguale ... DECIDI DI ANDARE DAL PARRUCCHIERE! Così è stato ... il coro ha deciso di cambiare taglio e piega .. la castagnata del l° novembre sarà organizzata dai giovani! Bene, chi glielo dice? The president, coraggiosamente il giovedì dopo getta il sasso: era forse troppo duro? forse troppo grosso? forse è stato lanciato con troppa forza? Fattostà che la risposta è stata un lapidario "vi faremo sapere". Però nello stesso momento si è avvertito un sottile malumore serpeggiare sotto le panche della sede. Eh sì, i CAMBIAMENTI DI LOOK lasciano sempre un pò perplessi! Agnese fa sapere. Va beh! però io devo studiare, che tradotto significa "non so far cuocere neppure un uovo sodo". Francesco e Marta, da buoni fratelli e perciò sempre in conflitto, improvvisamente si sentono solidali per far muro alla batosta. Piace e Beppe prudentemente silenziosi, già pensavano " tanto qualcuno ci penserà" Chiara, invece, già meditava sul cosa comprare da sfoggiare per l'occasione, mentre Vanessa aveva già realizzato l'idea di una torta speciale. Cesare, a Padova, è stato raggiunto da un brivido. E' TROPPO DIFFICILE, IL PETTINE NON CORRE, CI SONO TROPPI NODI, SI E' INGARBUGLIATO TUTTO! TAGLIO!!! Lasciamo decantare la cosa qualche giorno... poi in sede appare un foglio, con nomi e cose da portare. La partecipazione sembra buona, andiamo avanti, la decisione è presa...largo ai giovani!! Con un ritmo asinghiozzo, ecco i preparativi: pastasciutta si , pastasciutta no, castagne sul fuoco castagne nel forno, vino e bibite, patatine torte salate, uffa c'è anche il pane da comprare, e le tavole dapreparare e "oddio come si fa" e "non preoccuparti che so fare da solo". Ultimo giorno. la spesa. Cesare Roc e Marta nonsofarnientenessunomiama, sotto la pioggia, con la responsabilità e la ponderatezza di due grandi partono per il supermercato. Mi sta venendo l'ansia! Manca anche l'insalata!... Agnese dov'è..ssh! sta studiando! Poi appare e gli altri si sentono più tranquilli. Cavolo Francesco, anche la partita proprio alle 4, "sì, ma poi arrivo". Ormai è sera, la notte porterà consiglio....Poi arriva il giorno... Dai, bisogna andare giù presto. troppe cose da fare. il fuoco, le tovaglie l'acqua che non bolle più. Aumenta l'ansia....I tavoli pesano, forza Marta, dai Chiara, dammi una mano! E mentre le tovaglie colorate si stendono, Beppe filosofeggia.. Taglia il pane, bibite orco il vino è rimasto in sede, posate, piatti patatine (e non cominciate a mangiarle) Chiara ha apparecchiato e ora va a farsi una doccia! In un angolo due pezzi da 90 tagliano le castagne. E' tutto pronto! Arrivano gli invitati, ognuno portando il suo contributo. cibo, fantasie e confusione. V bene, strabene.. CesareRoc, è suo il fardello, non si ferma fino alla fine e nemmeno Francesco si riconosce, non smette di darsi da fare, e così Marta e Vanessa e Chiara.. perfino Beppe, obbligato!, asciuga quattro piatti. C'è tempo anche per fare una cantatina, invadendo uno spazietto clandestino. E' la voglia sana di cantare insieme quando appena l'aria ti porta all'orecchio l'accordo giusto. Poi la solita, sfiancante partita a Risiko, che fa le una e mezza di notte, colpevole dell'assenza di "qualcuno" alla messa del giorno dopo.Pazienza! E' andata strabene! VALEVA LA PENA ANDARE DAL PARRUCCHIERE...FA BENE A TUTTI CAMBIARE FACCIA. A NOI E A CHI CI GUARDA! donata

domenica 2 novembre 2008

Bella serata

Bravi i nostri giovani!
Hanno organizzato una bella castagnata, preceduta da una gustosa cena molto apprezzata.
Una serata molto partecipata ( peccato per chi non c'era ), degna conclusione di una Festa importante dove il coro ha fatto egregiamente sentire la propria voce.
Adesso sotto con la rassegna, pubblicizzatela attarverso internet voi che avete dimestichezza col mezzo tecnologico.
Ma soprattutto non marinate le prove di canto.

giovedì 16 ottobre 2008

1 Novembre, largo ai giovani!

Sabato primo Novembre, dopo la celebrazione al Cimitero ci troviamo all'oratorio Paolo VI per la castagnata e cena annessa. I giovani del coro hanno accettato l'invito dei più anziani e si stanno organizzando per preparare la serata. Grazie!

martedì 7 ottobre 2008

Rassegna di canto corale

SABATO 15 NOVEMBRE, NEL DUOMO DI DESENZANO DEL GARDA,
SI TERRA' LA XIV RASSEGNA DI CANTO CORALE ORGANIZZATA DAL NOSTRO CORO.

PARTECIPANO:

IL CORO DEL DUOMO DI SANTO STEFANO IN CASALMAGGIORE (CR)
DIRETTO DAL M° MAURIZIO MONTI

IL CORO "VOCI DELL' ARIL" DI CASSONE DI MALCESINE (VR)
DIRETTO DAL M° STEFANO ZILIO

E....NATURALMENTE IL NOSTRO CORO

lunedì 29 settembre 2008

Auguri

Buon onomastico al Presidente!

venerdì 5 settembre 2008

Gita del coro sul monte Baldo

Programma:

-Appuntamento a malcesine alle 8:20;
-partenza con il battello alle 8:30;
-partenza con la funivia alle 11:00;
-messa(che potrà essere prima o dopo pranzo);
-pranzo al rifugio;
-passeggita;
-arrivo a desenzano previsto per le ora 19:40

Prezzo: 60 euro tutto compreso (riduzione per i bambini)

venerdì 29 agosto 2008

Ripresa

Forse qualcuno se l'è scordato,
ma le prove di canto son riprese ieri sera 28 agosto
e la domenica mattina si canta ancora alla Santa messa delle ore 11,30
( appuntamento alle 11,15 ).
Buona ripresa a tutti!

Gigi

giovedì 7 agosto 2008

La "festa" non è ancora finita!

La festa non è ancora finita...
Ecco, è cominciato il rito dello "smonta e metti via". Di buon mattino, arrivano le donne, tutte insieme e frettolose; bim bum bam, impacchetta, impila, pulisci,riordina, conta decidi, questo sì questo no, le pentole lassù i detersivi quaggiù che servono ancora...Lo spazio si libera e ricominci a respirare... è il segreto di Mary Poppins, ogni cosa al suo posto! Verso sera arrivano gli uomini, dopo il lavoro, uno alla volta, silenziosi, come formichine, sono sempre quelli...i più vecchi, sanno subito ed esattamente cosa c'è da fare, gli stessi movimenti, le stesse frasi...Ecco, non tutto subito, impossibile, oggi questo, ormai è tardi, domani stessa ora un altro po', poi ancora, fin quando il cortile dell'oratorio è quello di sempre, un'altra magia! Poi la squadra dei "raccogli i manifesti", una passeggiata serale per le strade, quattro risate, un gelato e via si scarica all'oratorio. Ne avete dimenticato uno...il primo che passa...Nel frattempo, scala, forbici e sacco nero, parte la squadra dei "taglia nastri". Seconda generazione,: ormai in grado di arrangiarsi senza lo zio Berna, su e giù per la scala lunga e poi un bel mucchio colorato di nastri sul quale tuffarsi per fare una foto!Intanto il "gatto grosso", ripercorre il terrritorio e paga. Ogni debito saldato una riga sul foglio...e la festa sabato avrà la sua vera conclusione. tutto a posto, si va in vacanza ... tutti! Restano "fuori" solo i ricordi, sono duri a morire, sono prepotenti, resteranno lì nell'aria tra i muri fino all'anno prossimo, per poi confondersi con quelli dell'anno prima...Sarà un piacere riordinarli, dopo l'estate, quando davanti allo spiedo vedremo finalmente seduti tutti insieme grandi e piccoli che hanno regalato il loro lavoro alla festa di Santa Maria Maddalena.

DONATA

giovedì 31 luglio 2008

Pensieri stanchi...ma contenti

Le bocce della festa di Santa Maria Maddalena piano piano si stanno fermando... ed io che all'apparenza non sono mai contenta di niente, mi accorgo di avere nella testa e nel cuore molte sensazioni che vorrei condividere... è un "fritto misto" di gioia e stanchezza, incredulità e contentezza, soddisfazione e gratitudine che fa pensare a quante sorprese ti riserva la vita! Tu concedi un ballo e lei, sta sicuro ti farà ballare! Alla fine questi pensieri finiscono sul blog del coro, perchè sono ancora le voci dei cantori che ho nella mente... una voce squillante che dice " risottiiii", "pennetteeee", le voci di basso e tenore che imprecano tra le porte del Villaggio della Solidarietà, quelle più acerbe dei ragazzi con il cabaret in mano; quelle pacate di chi conta i soldi; quella che con commovente fiducia ti consola con "cinque minuti!"; quella tonante del Gigi che ti fa pensare " per fortuna che c'è qualcuno che pensa per me!" Ma guarda un pò sembra una magia! Eppure sono le stesse voci che avevo vicino quando in maggio abbiamo cantato a Maria , quando in dicembre abbiamo cantato in Duomo, quando...e poi vieni a dirmi che la vita non riserva sorprese!? Sono le stesse facce. Metti la divisa, metti il grambiule, prendi le partiture prendi il vassoio. il cuore dell'uomo è immenso. più lo riempi e più trovi spazio! Ed ancora una volta ci si ritrova insieme a fare "cose" più grandi di noi, e ancora una volta mi torna in mente il salmo 8 che dice " che cosa è l'uomo perchè te ne ricordi...eppure l'hai fatto poco meno degli angeli di gloria e di onore lo hai coronato". Io mi sento davvero "coronata " e "onorata" .....e un pò stanca! Poi il lunedì, mentre già si sente il clangore dei tavoli di ferro che si chiudono, e la gente si avvia tutta insieme al cancello salutando, noi si risponde, come se li avessimo invitati a casa nostra. " Ciao, arrivederci, grazie, è stato un piacere, ci rivedremo l'anno prossimo!" La vita riserva sempre delle sorprese ... e le persone anche!

Donata

martedì 29 luglio 2008

Maria Magdalene

E' davvero commovente l' attaccamento a "MARIA MAGDALENE".
Ma state tranquilli, come conosciamo tanti canti dedicati a Maria madre di Gesù,
e nessuno ne sostitusce altri, così la nuova lauda non sostiturà il precedente mottetto.
Sarà invece una preghiera in più per lodare la nostra Santa Protettrice.
Ciao a tutti, Gigi.

Auguri Marta!

In qualità di new president e anome del coro tutto voglio porgere gli auguri di buon onomastico a una delle presenze più delicate che il coro abbia avuto negli ultimi anni.
A titolo personale e del resto della famiglia Tosi mi associo al coro e aggiungo un grazie per le carezze che escono dalla tua voce ogni volta che canti i salmi.
Buon onomastico Marta!

domenica 27 luglio 2008

Santa Maria Maddalena

Dopo ventun anni abbiamo momentaneamente tralasciato il mottetto "Maria Magdalene" nel giorno della sua solennità.
Un pò mi dispiace, ma sono contento che siamo riusciti a cantare dignitosamente la nuova lauda.
A me piace molto e poi non dimentichiamoche è il nono canto che siamo riusciti ad imparare dall'ottobre scorso ad oggi. BRAVI!
Ricordatevi gli impegni riportati nel precedente intervento.
Buone vacanze a tutti.
Ciao, Gigi!

venerdì 18 luglio 2008

Peccato

Peccato che le ultime due prove siano state marinate da così tanta gente.
Abbiamo imparato una nuova lauda dedicata a Santa Maria Maddalena,
la canterà chi l'ha imparata.
Luca è disponibile a tenere qualche prova supplementare per chi non la conosce,
cercate di mettervi in cintatto con lui, io sono impegnato per la festa.
Scadenze: 22 agosto, Santa Maria Regina, Messa al Mericianum alle 20,30.
28 agosto, ripresa delle prove di canto.
29 agosto, concerto del coro di Amburgo. Contattare Donata
peer collaborare al rinfresco.

Raccomando la presenza alla Messa domenicale delle ore 11,30.


Ciao a tutti, Gigi.

lunedì 14 luglio 2008

Messagio da Bepi

> ----- Original Message ----- > From: "Bepi De Marzi" <mailto:galine1@virgilio.it: "Gigi Bertagna" <gigibertagna@alice.it>> Sent: monday 14 julie 2008 10:13 AM> Subject: caro>>> Caro, grazie per la gioia che mi avete dato tu e Franco con le rispettive mogli venendo ad incontrarmi. Spero di poter fare ancora qualcosa con voi e con le meravigliose voci del tuo coro. Le voci fresche e giovani dei tuoi ragazzi, che ancora sanno intonare la speranza ed il coraggio di andare avanti. Magari in autunno o in inverno quando il lago avrà contorni incerti che inducono alla riflessione. Stare con voi è sempre tanto bello.... Un caro saluto a tutti. Un abbraccio, tuo Bepi De Marzi.

mercoledì 9 luglio 2008

Di ritorno da Velo Veronese

Una bella serata lunedì a Velo.
Bepi ha parlato, suonato e cantato per quasi due ore.
Dal pretesto degli inni dei partiti, delle associazioni
e delle formazioni militari, è arrivato a raccontare
il vero senso del canto popolare, espressione culturale
fra le più alte perchè conservata e trasmessa nell' anima
nel sangue e col cuore.

martedì 1 luglio 2008

Concerto a Sirmione

BRAVI!
Nonostante l'afa, le poche prove e qualche assenza di troppo, siete riusciti a concentrarvi
nel modo giusto per offrire a chi ci ascoltava ed al nostro diletto, una serata di livello più che dignitoso. Ci sia di buon viatico per il futuro cammino.
Grazie ancora a Milena per la sua collaborazione.
Il ritornello ormai lo conoscete:
"Spero che alle prove nono mancherete".
Un caro saluto a tutti!

domenica 29 giugno 2008

serata a Sirmione

Un grande in bocca al lupo a tutto il coro per la meditazione di stasera,spero possa andare tutto bene anche se il coro è un pochetto dimezzato...Sicuramente sarà una di quelle serate emozionanti ed interessanti come solo il coro di S.M.M riesce a fare...
Ocio al Dixit Maria :-)
ciii

sabato 28 giugno 2008

Sarebbe da non perdere

Fiero l'occhio, svelto il passo

Bepi De Marzi: FIERO L'OCCHIO, SVELTO IL PASSO, canti di guerra o canti per la guerra?
Lunedì 7 luglio ore 21.00. Teatro di Velo Veronese. Ingresso gratuito.
Giovinezza, nata come “operetta” nel 1909, è passata in trent’anni lungo tutte le elaborazioni, i rifacimenti, le parodie possibili. Diventato “canto del regime”, è stata ignorata la sua origine vagamente goliardica, operettistica, per sostenere l’impegno delle generazioni verso l’unico scopo del Fascismo: la guerra. Anche Bella Ciao non è mai stato intonato durante la Resistenza perché è un adattamento - operato a Berlino dalla Gioventù Comunista Italiana nel 1948 - di un canto di mondine proveniente da una filastrocca infantile, probabilmente ispirata a un melodia della tradizione klezmer. Bepi De Marzi, colto dissacratore dei miti, tra canti e suoni, racconterà tutto questo, senza escludere gli inni dell’Azione Cattolica e della Democrazia Cristiana.

giovedì 26 giugno 2008

Prove di giovedì 3 luglio

Giovedì 3 luglio la prova si terrà nella piscina di Paola.
Uniremo al piacere di cantare nell' acqua (Zingen in wasser)
10 minuti di canto vero per la Messa del 6 luglio al Santuario di S.Felice.
Grazie a Paola per l'invito.

sabato 21 giugno 2008

Carlo Geminiani

Sempre da Bepi.
Carlo Geminiani è mancato una settimana prima di Mario Rigoni Stern ed è stato l'autore dei testi di molte "cante" musicate da Bepi.



da Il Giornale di Vicenza


Ragazzo nella sua Faenza. Esce nel pomeriggio per un giro in bicicletta. Arrivato in periferia, la città viene bombardata dalle fortezze volanti americane. Sotto le macerie della sua casa muoiono la mamma e la sorella. Il papà è in guerra. Disperato, affida il fratellino ai parenti e si arruola nell’esercito della Repubblica di Salò. Ha diciotto anni. Carlo Geminiani non ha mai fatto mistero della sua storia. Siamo diventati amici nel 1963, intorno alle sue strofe ispirate da “Centomila gavette di Ghiaccio” di Giulio Bedeschi. Quando venne ad Arzignano con i suoi camerati, rimanendovi pochi mesi, io ero un bambino. E qui conobbe Eliana Aldighieri, che a guerra finita sarà sua moglie. Era poi passato in Piemonte, nelle aspre Valli Ossolane. A Premosello era stato avvicinato da una giovane della Resistenza che gli aveva detto: “Sappiamo che tu sei giusto e generoso, che aiuti la gente e non fai male a nessuno. Se vuoi, adesso che tutto sta per finire, noi possiamo salvarti”. Naturalmente, rifiuta. Processato alla fine della guerra, il giudice di Bologna gli dice: “Lo so che non hai commesso niente di male, ma devo condannarti lo stesso”. Tre anni di carcere nella Fortezza di Volterra e la libertà a Milano, dove conosce Antonio Pellizzari e Beppe Bedeschi. Eccolo a dirigere l’Ufficio pubblicità della grande officina arzignanese. Anni creativi, con i famosi manifesti che ora sono in un prestigioso museo americano a dire della genialità grafica italiana. Geminiani e Bedeschi sono gli ispirati collaboratori del giovane Pellizzari nella “Scuola di Arzignano”: il tempo inebriato dall’arte, dalla musica, dalla letteratura, dalla poesia, dal teatro, dal nuovo cinema. Ma Antonio Pellizzari muore nel 1958 e l’Officina cambia nome. Arriva l’immancabile direttore che vuole rivoluzionare tutto: gli uffici come sigle, gli uomini come numeri. “Da questo momento, lei sarà Ve.Pro”, dice a Geminiani. “No, Ve.Pro sarà lei”, risponde Carlo. E se ne va. Subito il sodalizio con Gabri Chemello. Poi l’ADAS con Lele Rossi e Franco Tizian. I suoi lavori grafici sono inconfondibili. Maestro di stile, di immediatezza, di armonia, di pulizia. Lo cercano per collaborazioni importanti. Non fa conto del denaro: accetta i lavori se sono chiari e motivati. Coltiva l’amicizia nel giardino della felicità. E ogni anno, d’agosto, lo raggiungono a Lavarone gli antichi ragazzi di Faenza: canti, sospiri e ricordi nella parlata romagnola. Il limpidissimo rapporto con Terenzio Sartore nasce fin dal primo grande volume sulla Civiltà Rurale della Val Leogra, edito dall’Accademia Olimpica. L’ultima affettuosa collaborazione è stata con “e-team” di Rinaldo Pellizzari. Amico fraterno di padre David Maria Turoldo, con la sua calda voce di baritono intona i Salmi fin dai primi tentativi poetico-musicali di Sant’Egidio a Sotto il Monte. Ma si incontravano qualche volta anche a Vicenza, al mattino, appena prima del chiaro. Geminiani spingeva la bicicletta fino a Monte Berico; Turoldo usciva dal convento “per non impazzire”. Nel 1992 siamo andati insieme a salutarlo nella clinica di Milano poche ore prima che morisse. E c’era, con lui, tenero, premuroso, commosso, padre Francesco Rigobello.
“Era la notte bianca di Natale, ed era l’ultima notte degli alpini; silenzioso come frullo d’ale ardeva il fuoco grande nei camini”. Nel 1963, Giulio Bedeschi pubblicava da Mursia “Centomila gavette di ghiaccio”. Ispirati dal libro, gli vennero i versi di “Joska la rossa”. Carlo pensava in romagnolo, traduceva in italiano e scriveva in vicentino occidentale. Poi fu “Il ritorno”, che irritò non poco il reducismo più duro. Aggiunse una strofa a “Monte Pasubio”, che piacque tanto a Gianni Pieropan. “La brasolada” scandalizzò i soliti bigotti. Dovemmo, per non litigare con gli ultimi fanatici del militarismo, cancellare “Il disertore”. Vennero altri canti e fu una stagione di amori. Ma Carlo, come me, s’incantava del Natale. “Le stelle in cielo passan piano piano, e nelle case scure ancor si sogna; ghe xe soltanto, sveja, ‘na zampogna che ‘riva dal passato, de lontano: Natale che passa, Natale che viene, volémose bene…”. Usando la terza persona, come i cantastorie, aveva scritto di sé: “È convinto che tutti gli uomini siano buoni”. Ma quando sono arrivati questi arroganti xenofobi che ci comandano perseguitando i poveri del mondo ha cambiato opinione. Rimasto vedovo, ha sposato Olga Ruzzene, come lui forte e generosa e tenera. Conservò l’amicizia più cara e fraterna con Beppe Bedeschi. Passeggiavano insieme sulle colline oltre Lonigo, a Corlanzone, nel parco che conserva l’obice 75/13 degli alpini, che Bedeschi aveva incredibilmente recuperato dalla Campagna di Russia. E una volta Geminiani ha voluto accompagnare Mario Rigoni Stern, altro suo grande amico, a incontrare Bedeschi proprio sulla collina berica dei ricordi. Noi amici si stava in silenzio, discosti. E ci parve di sentirli recitare un’Ave Maria.

Bepi De Marzi

venerdì 20 giugno 2008

RIGONI

Bepi me l'ha mandato per il coro:



da Il Giornale di Vicenza

“La neve verrà leggera come piccole piume d’oca, soffermandosi prima sugli alberi, quindi filtrerà tra i rami posandosi sui cortinari gelati, sugli arbusti di mirtillo, sul muschio…”. Si chiudono così, le quaranta pagine di “Inverni lontani” stampate da Einaudi nove anni orsono.
Io sono certo che in Altipiano, stanotte, nello slargo segreto degli urogalli, il vento di tramontana spargerà una piccola neve. E Asiago, nell’alba, suonerà a lungo il Matìo, il campanone del duomo.
“Ho scritto a Rigoni Stern e mi ha risposto!”. Così le esclamazioni di tanti amici sorpresi dalla sua generosità. Certo: rispondeva a tutti, magari con un breve pensiero, un rapido e poetico saluto. Come nelle dediche sui libri, sempre felici, personalizzate, con l’invito a camminare la montagna, a respirare i boschi. Era meno paziente con gli imperversanti grafomani che perlopiù gli mandavano romanzi da nulla.
E il pellegrinaggio degli ammiratori, dei devoti, anche dei turisti curiosi, che per gli asiaghesi sono pur sempre “i foresti”.
Ma nella casa solitaria al limite del bosco, l’Arboreto salvatico, ha sempre vigilato con intelligente attenzione, con discrezione e dolcezza innamorata, la signora Anna.
Questo suo tempo ultimo prima della malattia è stato libertà, libertà, libertà, più di sempre libertà. Libertà dalle mode delle piccole patrie, come le smanie di passare al Sudtirolo dei suoi compaesani eccitati: “Quanto è difficile, Bepi, convivere con gli imbecilli”. Ironia e libertà dalle angosce politiche: teneva nell’angolo fresco della cantina una bottiglia di bianco friulano per festeggiare l’uscita di scena del Cavaliere. Ma la beveva poi con gli amici, periodicamente, sorridendo sconsolato, e ne metteva una nuova dell’ultima annata. Lo volevano far senatore e ogni tanto qualcuno raccoglieva anche le firme. Dio mio! andare laggiù, accanto agli sbeffeggiati, agli umiliati dalla gentaglia che non riconosce i meriti della scienza, dell’arte, della sapienza, della saggezza. Magari qualche revisionista gli avrebbe urlato che Mussolini aveva mandato gli alpini in Russia per fare le vacanze sulla neve. Non aveva già detto, quello là, che gli oppositori del regime venivano graziosamente tenuti per anni nelle isole delle vacanze esclusive?
Ai ragazzi delle scuole diceva sereno: “Spegnete la televisione e giocate, ma giocate all’aperto: per capire le ore del giorno, per entrare nei segreti delle stagioni; inventateli, i giochi, e correte, e gridate la gioia di vivere”. Poi, guardandosi intorno, severo con gli insegnanti, aggiungeva immancabilmente “e leggete di tutto, ma proprio di tutto, per capire e amare le storie e le genti del mondo”.
Teneva sul balcone, all’entrata di casa, la bandiera della pace, leggera nel vento davanti al Moor che gli ricordava le sere d’estate con l’indimenticabile Gigi Ghirotti. Aveva raccontato a lui per primo la Storia di Tönle.
In dicembre dell’anno scorso si doveva andare insieme a Solagna, lui a raccontare, io a cantare pian piano ciò che mi chiedeva, a leggere della sua neve, degli inverni, degli amici mai più ritornati, dell’Albania, della Russia, dei Lager nazisti dove aveva vissuto l’orrore. Ma c’è stato il primo annuncio del male. E siamo rimasti tutti in doloroso silenzio. Mesi prima, in una mattina di sole asiaghese, si era impegnato per il No Dal Molin. E subito quella livorosa di Vicenza a scrivere di lui militarista! volontario a combattere prima i francesi, poi i greci e infine i comunisti. Volontario? “Sull’Altipiano, per noi ragazzi c’era un detto: o prete, o frate, o fuori con le vacche”. A diciassette anni aveva anticipato il servizio militare che prometteva scalate e sciate in montagna. E lo ha colto la guerra.
Nell’Adunata degli alpini l’hanno portato in Ortigara con l’elicottero.
Lassù, per la messa, gli avevano riservato un posto accanto a un politico logorroico e bigotto, uno dei tanti saltapartito, immancabile con altri esibizionisti anche sul palco d’onore alle sfilate, come a Bassano. Ma lui, Mario della pace, sulla cima della sua Montagna, svicolando, si è tenuto lontano dai figuri del potere confondendosi tra gli alpini “pazienti, quasi rassegnati per una predica che non finiva mai: ma chi l’ha detto che intorno alla Colonna Mozza si debbano ripetere le solite fiabe del catechismo con il moralismo da messa prima?”.
Quando Montebelluna - un’isola di speranza nella trevigianità stordita dal leghismo - lo ha nominato cittadino onorario, è rimasto là tre giorni per incontrare tutti: i ragazzi delle scuole, gli artigiani, i contadini, la gente che gli faceva festa. La domenica mattina, molto presto, in quel duomo enorme, buio e glaciale, abbiamo intonato insieme anche i salmi di Turoldo: “Quando si canta la poesia, a messa non mi annoio mai”. Qualche settimana dopo, per una sua lucida e inattaccabile dichiarazione sul significato di “eroe di guerra” legata ai nostri soldati professionisti e ben pagati mandati in missione in Iraq, i consiglieri comunali della destra pretendevano che restituisse la cittadinanza onoraria.
Ad Asiago, alla vigilia dell’Adunata, la solita impettita consigliera regionale, mentre passava nella via principale con la sua corte, è stata vista prendere a calci il banchetto di cartone di un innocuo e silenzioso ambulante extracomunitario. Gli alpini l’hanno saputo subito. E Mario, spinto suo malgrado a partecipare alla sfilata seduto in camionetta, quando è passato davanti al palco si è girato dall’altra parte.
Libertà, libertà, libertà. Ma che beffa morire nel tempo oscuro del revisionismo, del negazionismo, con Berlusconi imperante!
Ora sto qui a piangere. E m’ingroppano ancor più i passati inverni delle nostre brevi camminate mattutine insieme a Carlo Geminiani. “La neve verrà leggera come piume d’oca, soffermandosi prima sugli alberi…”.
Nell’armoniosa stanza d’entrata della sua casa, con la scala in fondo che porta “di sopra”, c’è la scultura in bronzo di Augusto Murer, “Il sergente nella neve”. È un’immagine dolorosa nella tormenta. Lì, tra le pareti di legno bruno, noi amici più cari abbiamo sempre parlato sottovoce.

Bepi De Marzi

martedì 10 giugno 2008

Quei ragazzi che cantano Bach

Giorni fa, una domenica, via Giulia era bloccata da una folla in coda all’ingresso d’una chiesa, Molti giovanissimi. ragazzi in età da liceo, bambini di scuola media. Che succede, domando: una messa. un incontro con qualcuno di qualche comunità? No, un concerto, risponde una ragazzina con l’apparecchio ai denti. >E' dei grandi del coro del nostro maestro di musica, a scuola. Noi cantiamo il lunedi. Entro. Nella chiesa dello Spirito santo dei Napoletani a occhio ci sono 700 persone. Il programma del concerto ha per titolo “Architetture dell’anima”. Musica barocca. Bach. Vivaldi. La folla e tale che qualcuno minaccia di chiamare la polizia, non è possibile bloccare la strada. Che succede? Chi organizza? Vergogna. Il giorno dopo, lunedi sera, replica. Stessa folla, moltissimi in piedi. stesso programma: concerti di Bach per due pianoforti e archi, Gloria in Re maggiore di Vivaldi. Leggo sul programma: il concerto è donato al Fai. Un regalo. Ma chi organizza, chi finanzia? Nessuno, spiega il maestro di musica di quei ragazzi in coda: i 50 coristi, l’orchestra, i 2 solisti, i 3 pianisti e chi li dirige fanno tutto gratis, sono volontari,>La musica colta non può essere che un regalo’>, dice. E' la norma, aggiunge. Non ci sono istituzioni che finanziano, non c’è pubblicità sui giornali. Chi arriva, le centinaia di persone sono chiamate dai passa parola, «Il nostro compenso sta nella presenza del pubblico> aggiunge il maestro.Si chiama Alessandro Anniballi, insegna musica a scuola. Mi spiega: «E' da quanno ho iniziato a fare concerti che mi sono scontrato con questa anomalia: in Italia la musica classica non si paga. Questo genere di concerti è gratuito. fatti salvi quelli ospitati dai due templi della musica, l’Auditorium e l’Opera, ma ciò conferma la regola. E a ben guardare, a fronte di biglietti dai costi proibitivi, riservati a una mondanità sempre più incolta, scollata dal vero amore per la musica, si offrono produzioni non sempre accurate, a volte stentate. Assistiamo increduli al dispendio di tanto denaro pubblico’. Nella mentalità italiana, dice, è come se la musica classica appartenesse a una categoria del superfluo che non ha bisogno nè diritto d’essere pagata. "Il nostro complesso vocale e orchestrale è fatto di persone che hanno lavorato anni in ambiti accademici, e studiano ore e ore ogni giorno. Ma sono spesso costrette a sbarcare il lunario con altre occupazioni che consentono di pagarsi il lusso della musica: ai tempi della doppia attività riuscire a suonare è ogni volta quasi un miracolo". Mi chiedo come mai la musica abbia cosi poco posto nell’educazione scolastica: alle medie il lavoro nel coro è spesso quel che di meglio i bambini hanno in dote dalla scuola. Poi basta, al liceo non c’è piu niente o quasi. Così l’educazione musicale tocca solo la fascia fra 11 e 13 anni, i loro docenti sono spesso demotivati. oltre che dalle condizioni di lavoro analoghe a quelle di colleghi di altre materie, pure dalla considerazione che questi ultimi riservano loro. La musica nel collegio dei docenti è definita materia “ricreativa”: le altre,materie “di pensiero”. Nella scuola elementare, pur essendo l’insegnamento previsto, non esistono maestri di musica e le attività sono un gioco. Bisognerebbe andarci almeno una volta, a vedere, sentire, i ragazzi pre-adolescenti - gli stessi cui l’insegnante della materia “di pensiero” fatica a togliere il telefonino in classe - bisognerebbe sentirli cantare in 80, canoni, canti gregoriani, Bach. Così, tanto per sapere che, volendo, eventualmente, si potrebbe anche investire lì.

L' articolo è di Concita De Gregorio, pubblicato sulla "Repubbilca delle donne" di sabato 7 giugno 2008.

lunedì 9 giugno 2008

Vi piace Pärt?




... Se avete risposto sì, questo concerto vi può interessare. E' in onda mercoledì, alle ore 22.30 su Radio Rai Tre. In programma ci sono molti brani del compositore estone, tra cui il Magnificat, i due salmi slavi, Da pacem domine e Nunc dimittis. In più, saranno eseguite altre opere di ispirazione sacra di altri autori della stessa provenienza. Il coro è l'Estonian Philarmonic Chamber Choir, interprete storico delle opere di Part.



martedì 3 giugno 2008

Riflessioni

solo chi conosce il coro, solo chi si accorge del magico frullare di ali che c' è quando il coro è contento, del ritmo martellante del suo cuore quando il coro ha paura, della fragilità come di un eleastico in tensione, quando il coro è stanco, solo chi lo ama, sa che ci sono delle regole non scritte, forse solo sussurrate, che si imparano vivendo la vita del coro, anzi condividendo. soffrendo, ridendo, cantando, gioendo, giocando, mangiando, ballando...La prima regola è il RISPETTO. Rispetto per il perchè il coro è nato, cioè la cnvinzione di offrire di regalare la propria voce e il proprio impegno alla comunità per cantare insieme le lodi del Signore. Le lodi del Signore e per il Signore sono una cosa grossa che non si può improvvisare, il coro sa quale rispetto e quale dignità ci vogliono. Rispetto per il maestro che per quanto bello o brutto, grasso o magro, sordo o cieco è il maestro, è tutto il coro è il motore propulsore, è l'adesivo universale. Poi rispetto per ciò che il coro tiene tra le mani. fogli di musica pensati e scritti da gente come Palestrina, Arcadelt, Britten, Bruckner ecc. Ancora a proposito di rispetto, stavolta per quella parte di coro, che non manca mai, che fa carte false con il lavoro e la famiglia, che salta la cena, che sposta le vacanze, quella parte che non può far altro che telefonare per sentirsi vicino. Chi proprio non riesce a capire, chi proprio non ce la fa è meglio che si dedichi a qualcos'altro, il mondo è così grande.


donata bernardis

domenica 18 maggio 2008

...tu chiamale se vuoi emozioni....

Con l'aiuto della Mirti provo a scrivere finalmente un post anche io...
Beh cosa dire?!.."L'è nada apò chesta!!";è stata una bella serata carica di emozioni e agitazioni,pre-post concert.C'era chi non trovava la cartella,chi l'aveva lasciata fino all'ultimo minuto in sede,chi è arrivato con le scarpe in mano,chi non aveva fazzoletti e caramelle,chi era in crisi con la divisa troppo larga o troppo stretta:-),chi ogni due secondi si asciugava il sudore dall'agitazione,ecc
Nei momenti che precedono un concerto o una meditazione un sorriso,una pacca sulla spalla o una semplice parola sono fondamentali per rasserenarsi a vicenda e dimostrare che anche se si andrà a sbagliare qualche nota o attacco non succederà nulla..a parte una fulminata di sguardo dal maestro!!
La meditazione con suor Grazia,vuoi per il tema trattato,per alcuni canti che a me piacciono particolarmente e perchè no anche all'ambientazione intima e raccolta che si è creata mi ha dato una grande carica..Addirittura ho avuto l'impressione che in alcuni passaggi abbiamo pregato,cantando,con grande delicatezza consapevoli che le nostre voci in quel momento erano rivolte alla Mamma..preferisco infatti chiamarla così,in modo affettuoso..
non aggiungo nient'altro perchè immagino che altri cantori scriveranno qualche post sull'argomento..

Mi è molto dispiaciuto che Eeelena e Silvia non abbiano cantato con noi,ma il Gigi ha fatto bene a chiamarle sull'altare per l'ultimo canto! Anche quella una piccola emozione..

Approfitto così per dire che oggi 18 Maggio è nata Agnese...eh dai ci tenevo a dirlo io!!!!
Ciii Agnus (e Mirti)

Bravi

E' andata bene, nonostante qualche titubanza e qualche difficoltà di intonazione.
Ci sarebbe voluta qualche prova in più è vero, ma la sensazione che ho provato
dirigendo , è stata quella di avere davanti un gruppo compatto con la voglia di cantare insieme.
Questo è stato anche il commento di molte persone che erano in Chiesa ad ascoltarci.
Possiamo esere contenti anche per l'affluenza di pubblico, questo significa che abbiamo
un bel gruppo di persone che ci segue e ci sostiene, ma aumenta anche la nostra responsabilità,
non possiamo abbassare il livello della nostra proposta musicale.
Un grazie particolare a Milena, che ci fa sempre dono con generosità della sua amicizia e delle sue doti musicali.
Grazie anche a Monica e Francesco, che hanno suonato con lei.
Ma soprattutto non dobbiamo venir meno ai nostri impegni principali:
"PRESENZA ALLE PROVE E SERVIZIO ALLA COMUNITA' PARROCCHIALE."
Ciao a tutti, Gigi.

sabato 17 maggio 2008

La grande Sera

Stasera è la grande sera del
"CANTO DELLA MADRE".
DedichiamoLe tutto il nostro impegno,
la nostra concentrazione e tutta
la gioia che dà il cantare insieme.
In bocca al lupo a tutti!

mercoledì 14 maggio 2008

domenica 11 maggio 2008

Via Lucis 2008

Prendendo spunto dal post precedente, scritto da Donata,
prendo al volo alcuni pensieri e provo a scriverli.
Ieri sera è stato ricordato più volte, che la Via Lucis si tiene da
vent' anni. Solo quando sono tornato a casa, mi sono reso conto
che il nostro coro non ha mai perso un colpo.
Dalla prima edizione, quando l' amplificazione era garantita
da batterie di automobili portate a spalle dai cantori (SIC!),
passando dalle collaborazioni con altri cori, più o meno riuscite ed
alle interazioni con "Scena Sintetica", il coro Santa Maria Maddalena,
non ha mai fatto mancare il suo contributo.
Possiamo essere orgogliosi di questa fedeltà, e sperando di non
cadere nell' abitudine, mi chiedo:
"Come sarebbe la Via Lucis senza il coro?"
"Senza la Via Lucis, come sarebbe l' anno liturgico del coro?"
Impegni come questo, sono meno eclatanti di concerti
o rassegne, ma segnano le caratteristiche di un coro.
Anche a me è dispiaciuta l' assenza del coro di Maguzzano,
spero riescano a superare questo momento di difficoltà.
Per chiudere: "Raccomando a tutti la presenza alle prove!"
Ciao a tutti, Gigi.

Pentecoste 2008

Ho voglia di dire al mondo la mia contentezza e la mia soddisfazione per ciò che ho vissuto alla fiaccolata di Pentecoste. Il lungo cammino di preparazione, passato attraverso l'inverno, è sbocciato ieri sera e la gente che ha percorso il cammino ha potuto vedere ciò che noi avevamo solo immaginato. Un grazie di cuore a chi si è fatto coinvolgere, soprattutto ai genitori dei ragazzi che domenica scorsa hanno ricevuto ,in Duomo, la Cresima. Ieri sera, abbiamo invocato con canti, preghiere, immagini, riflessioni quello stesso Spirito... che è davvero il "soffio di Dio", che ti spinge avanti quando vuoi tornare indietro; è davvero "la forza di Dio" che ti regge quando non ce la fai a camminare con le tue gambe... e ti fa andare per strade che non avresti mai immaginato! Due cose mi sono dispiaciute. la prima è l'assenza di Francesco e Beppe, "costretti" sull'aereo di ritorno dalla Sicilia ( più che altro mi mancheranno i commenti dell'ultimo!) , la seconda cosa è l'assenza del coro di Maguzzano. Donata

giovedì 8 maggio 2008

Un saluto

Cari cantori,
è da tanto (troppo) tempo che non canto insieme a voi, e devo aspettare ancora...
approfitto dello spazio offerto dal blog per salutarvi tutti e farvi tantissimi in bocca al lupo per la meditazione che si avvicina. C'è da mordersi le dita: il programma è tanto bello e io non posso cantare!!
Mi raccomando... ascoltate il Maestro e non mancate alle prove!

Enjoy music!

Un abbraccio,
Elena

giovedì 1 maggio 2008

Appello

Rilancio l'appello, non faremmo onore alla Madre
che dovremmo cantare il 17, se non ci preparassimo bene
con le prove.
Per favore, datemi tutti una mano a richiamare e sollecitare chi spesso manca alle prove.
Il tempo stringe!!

venerdì 25 aprile 2008

Prove di canto e prossimi impegni

Rimangono fisse le prove del sabato.
La prossima settimana saranno mercoledì 30 aprile,
anzichè giovedì 1 maggio.

Da ricordare, oltre alle Messe domenicali:

A) Domenica 4 maggio ore 10: Sante Cresime.

B) Sabato 10 maggio ore 20,30: Via Lucis:

C) Sabato 17 maggio ore 21: Meditazione.

Raccomando a tutti:

" PRESENZA, PUNTUALITA', PARTITURE.
Ciao a tutti.

venerdì 18 aprile 2008

Serata sostitutiva

Bisogna pensare ad una sera di prove
in sostituzione di giovedì 1 maggio.
Pensiamoci e facciamo proposte sensate.
Ciao a tutti, Gigi.

martedì 15 aprile 2008

Effettivamente un programma bello e tosto, sicuramente all'altezza delle proposte che siamo riusciti a portare a termine negli ultimi concerti...


Sempre sperando che acciacchi, infortuni e il tempo (se esce un pò di caldo magari i vari mal di gola e affini ci lasceranno in pace...) ci diano la possibilità di presentarci all'appuntamento se non al 100% almeno al 90%...


io lo spero dato che sono 4 (e dico quattro...) mesi che il mal di gola non mi lascia in pace...


P.s.: aspetto sempre che un pò di giovani coristi (ma non solo i giovani...) diano più vita e movimento a questo blog...


A proposito, anche il nuovo presidente dovrebbe presenziare...

sabato 12 aprile 2008

Meditazione del 17 Maggio

IPOTESI DI PROGRAMMA PER IL 17 MAGGIO


L' annunciazione: Angelus ad Virginem
Ave Maria


Avvento e Natale: Magnificat (Taizé)
Alma Redemptoris Mater
Ave Vera Virginitas
Magnificamus Te

Maria e la passione e morte di Gesù:
Stabat Mater
Gerusalemme
Ora nona

Maria e la risurrezione di Gesù:
Regina Coeli

Maria nella devozione popolare:
Laude novella sia cantata
Nitida stella
Lauda alla Beata Vergine
A himn to the Virgin


Finale: Salve Regina



Programma bello ed impegnativo,
motivo in più per non mancare alle prove.
Ciao a tutti.

venerdì 11 aprile 2008

Buongiorno a tutti...

finalmente riesco ad accedere anche io al blog del nostro amato coro...

Un pò per volta tutto o quasi sembra stia tornando alla normalità e anche il nostro Maestro sta tornando in gran forma...

Novità alla guida del nuovo Consiglio e grandi manovre in preparazione della Meditazione del 17 maggio prossimo...

Quindi mi raccomando per tutti le prove del giovedì...

altrimenti...

lunedì 31 marzo 2008

Grazie ragazzi

Grazie ragazzi, per le telefonate d' incoraggiamento
e di conforto. Ma ancora più confortante,
è scoprire che riuscite a cavarvi dagli impacci
nei quali mio malgrado vi lascio.
Spero davvero di riprendermi alla svelta
ed in modo definitivo.
Ci vediamo giovedì, un abbraccio a tutti.
Gigi.

domenica 30 marzo 2008

Gigi guarisci presto!!!

Colgo l' occasione per fare al nostro maestro un augurio di pronta guarigione!

Ringraziamo Giuliano e Luke che oggi hanno diretto i coristi al suo posto!
Grazie!


Coraggio Gigi! Ci vediamo giovedì!

domenica 23 marzo 2008

Molto bene

Anche questa volta ce l'abbiamo fatta!
Ringraziamo il Signore, che ci ha dato
forza, salute e voce, per arrivare dignitosamente
al termine di questa Settimana Santa.
Qualche assenza per problemi di salute,
per qualche giorno di vacanza,
o per amnesie del''ultimo momento,
non hanno impedito di vivere con impegno
il nostro servizio.
Grazie a tutti per l'attenzione con la quale mi avete seguito,
nonostante la mia..... menomazione e bravi
per come avete cantato, dai pezzi più facili ai più impegnativi.
Bravi i salmisti, per la sicurezza, l' intonazione e la chiarezza
con cui hanno cantato alla Veglia, ma vicino ad ognuno,
mentre cantava, c' era tutto il coro.
Appuntamento a giovedì, per fare il punto della situazione
e riprendere il cammino per i prossimi impegni.
Ciao a tutti, Gigi.

giovedì 20 marzo 2008

Auguri

A tutti voi, cari coristi ed alle vostre famiglie,
gli auguri per una:
BUONA PASQUA DEL SIGNORE.

lunedì 17 marzo 2008

Bravi coristi!

Non avevo dubbi che sareste riusciti a cavarvela benissimo anche senza di me.
Ma devo dirvi bravi, per l'impegno ed i risultati.
Grazie anche, per avermi tenuto al corrente di quello che stava accadendo.
I vostri messaggi, le vostre telefonate e le vostre visite in questi giorni di degenza,
mi hanno giovato più delle cure.
Tenete d' occhio gli orari delle celebrazioni e ricordatevi:
"PUNTUALITA' e PARTITURE".
Ciao a tutti.

venerdì 14 marzo 2008

The most important week of the year

Eggià...
si tratta della settimana più importante dell' anno, ecco un memo con le date:

-Domenca 16, palme: ore 9 e 20 ritrovo in duomo per accompagnare la processione, dopo la processione ci si ritrova come la solito alle 11:15 per la messa, sempre in Duomo;
-Giovedì 20, Giovedì Santo: ritrovo alle 20:45 in Duomo;
-Venerdì 21, Via Crucis: ritrovo in Duomo alle 20:45;
-Sabato 22, veglia: ore 21:15 in Duomo;
-Domenica 23, messa di Pasqua: ore 11:15 in Duomo.

domenica 9 marzo 2008

Nuovi debutti

Anche stamattina abbiamo avuto due debuttanti nel ruolo di salmisti
alla Messa delle 11,30.
Nausicaa e Federico hanno infatti superato brillantemente
la prova dell' ambone, cantando il Salmo a versetti alternati,
dimostrando buona padronanza della melodia,
nonostante la giusta dose di sana paura.
Un buon rodaggio assieme a quello di Cesare,
di due domeniche or sono, in vista della grande veglia
del Sabato Santo, dove speriamo di veder allargata
la rosa dei giovani salmisti.

venerdì 7 marzo 2008

Domenica 2 Marzo 2008. Riflessione guidata da Suor Grazia Papola

Ritiro coro santa Maria Maddalena 1Cor 12–13

Nei capp. 12–13 della 1Corinzi Paolo affronta il tema della comunità e del rapporto tra i singoli membri e la comunità.
Il cap. 12, in particolare, ha come tema i carismi, la loro diversità e unità in relazione a una spiritualità di comunione, contro ogni forma di uniformità o di frammentazione; a questo scopo è pure introdotto il famoso esempio del corpo e delle membra. Il tema dei carismi, cioè dei doni spirituali, era probabilmente molto avvertito all’interno della comunità dei Corinzi, al punto da rappresentare un motivo di divisione e di orgoglio, nella ricerca da parte di alcuni dei carismi più importanti o di quelli ritenuti tali, come se da essi si potesse misurare ogni altra dimensione.
Paolo affronta la questione mettendo a tema il rapporto tra molteplicità e unità. Non insiste su una o sull’altra, ma cerca di abbinare le due componenti, per cui una è conseguenza dell’altra e la diversità trova la sua fonte nell’unicità: l’unico Signore dà doni diversi. Ogni membro della comunità è pertanto chiamato a sostenere tale paradosso. La diversità dunque non è dispersione, ma porta il segno o il sigillo dell’unicità. Focalizzarsi su un unico dono è assurdo, perché occorre vedere tutti gli altri.
Paolo non utilizza soltanto il termine «carisma», ma anche «ministero» e «operazione». «Ministero» indica il servizio e la parola scelta fa riferimento a un servizio libero e volontario, diverso da quello imposto allo schiavo. I servizi o ministeri vengono dalla libertà del Signore che dà a ciascuno la possibilità di volere e il potere di fare un servizio nella Chiesa. L’iniziativa, anche in questo caso, è riportata al Signore e il servizio, più che l’atto compiuto, esprime la relazione con qualcuno: si è servi di qualcuno, non di sé o per sé.
L’altro termine, «operazione», indica propriamente l’energia, per cui nel contesto dei doni, esprime l’efficacia, la dinamica, la forza di Dio. Dunque non si intende indicare soltanto la diversità dei doni, ma anche che tutto è efficace perché opera di Dio. L’attenzione è così posta sull’effetto dell’azione: l’uomo, destinatario del dono, ha in deposito il risultato di azioni compiute da un Altro.
A ciascuno dunque è data una manifestazione particolare dello Spirito «per l’utilità comune», un’utilità sia ecclesiale, sia individuale. La manifestazione è per te e per tutti.
L’importanza dell’altro è sottolineata anche dall’ordine delle parole nei vv. 8-10: prima i destinatari su cui è posta l’enfasi con la sottolineatura della loro diversità. Quindi si parla dello Spirito per mezzo del quale è dato il dono e solo alla fine si nomina il dono. Questo vuol dire che Paolo non si concentra sui doni, perché ciò che conta per lui è l’altro, il fratello, non il dono.
Ogni dono dunque deve comprendersi in funzione di un insieme e della totalità.
Per sostenere ulteriormente tale convinzione Paolo si serve del famoso paragone del corpo (vv. 12-26), dando piano piano i criteri per leggere la comunità cristiana come corpo, perché non è evidente che possa essere applicato questo modello alla comunità. Quello che a Paolo preme è sottolineare che ogni singolo ha la funzione di promuovere l’unità per la sopravvivenza del tutto, perché l’unità è essenziale alla vita.
Nell’affermazione iniziale, al v. 12, si parte dall’unità e si ritorna all’unità. Al centro si parla della molteplicità, che allora risulta la via all’unità e non un ostacolo o un elemento contrario o oppositivo. La medesima relazione tra unità e molteplicità compare nel v. successivo, dove Paolo dà il fondamento teologico del suo discorso e della comunità stessa, il battesimo.
Questo vuol dire che l’unità del corpo non viene dai gruppi sociali che formano la Chiesa; Paolo riprende le categorie sociali diversificate (Giudei e Greci, schiavi e liberi), ma l’unità nasce dal battesimo, nasce dalla partecipazione al mistero della morte e resurrezione del Signore Gesù. È dunque un principio che supera ogni unità sociale e si radica nel mistero di Dio.
Con il v. 14 inizia il paragone vero e proprio che si può suddividere in due parti. Nella prima prendono la parola il piede, simbolo del movimento, e l’orecchio, simbolo dei sensi. Piede e orecchio erano ritenuti parti inferiori rispetto alla mano e all’occhio. Le oro affermazioni sono pertanto espressioni di auto disprezzo e tuttavia, dice Paolo, non perché lo dicono lo sono.
Nella seconda parte (vv. 21-24) sono invece le membra superiori a esprimere il loro disprezzo per quelle inferiori, ma anche in questo caso il ragionamento, dice Paolo, non funziona. Dunque, nessuno può disprezzarsi e nessuno deve minimizzare il ruolo dell’altro, ma è necessario un rispetto nei confronti di tutti. A fondamento di ciò c’è la convinzione che è Dio ad aver voluto che il corpo ecclesiale fosse così.
Riportando il paragone alla situazione della comunità di Corinto, esso manifesta che non ci sono carismi più importanti di altri, al contrario è necessaria la diversità e la complementarietà dei membri per la costruzione e la valorizzazione dell’unità. È la molteplicità a manifestare, paradossalmente, l’unità e la favorisce.
Contro la divisione e l’orgoglio Paolo afferma che, in quanto membra dell’unico corpo, ogni membro va considerato come appartenente a me, parte di me, mia ricchezza, pur o a motivo della sua diversità da me; si tratta pertanto di recuperare la visione autentica della comunità e dei diversi carismi che si manifestano al suo interno.
I carismi perciò non vanno considerati in sé, ma in funzione di un insieme. Certo, c’è una gerarchia di carismi, ma non è detto che quello che conta di più, quello più evidente, sia anche il più importante. Ciò che effettivamente vale è che ogni carisma è in relazione agli altri.
Non si tratta di distinguere o di opporre, ma di riflettere a livello comunitario su ciò e ad accogliere la sfida.
A conclusione di questo discorso Paolo invita a non disprezzare, ma a desiderare i carismi più grandi, e nello stesso tempo egli mostra la via migliore di tutte (12,31). Innanzitutto non si parla più di carismi ma di «via», identificata con l’agape, vale a dire l’amore di Dio che abita nell’uomo e ne plasma la vita. La via è il comportamento dell’uomo, il suo atteggiamento, il modo in cui vive. Essa è oltre i carismi e Paolo la qualifica con una locuzione particolare che può essere resa con l’aggettivo «smisurato», per indicare l’eccedenza che intende segnalare. Questa via non è pertanto semplicemente la migliore, ma è la via per eccellenza, anzi, è l’unica via possibile per il discepolo; per questa ragione, se mancasse l’agape, uno non è più ciò che è, cioè credente e membro del corpo di Cristo.
I carismi elencati al cap. 12, infatti, sono doni spirituali dati da Dio per occasioni precise e non sono distribuiti a tutti; ogni carisma, cioè, è un dono divino, utile alla persona stessa o ad altre persone, un dono che corrisponde a una diversificazione delle membra del corpo di Cristo e quindi non si trova in tutti i credenti. L’agape, invece, non può essere un dono del genere, dal momento che va dato a ogni credente continuamente. Gli altri doni possono esistere senza la carità, che è invece qualcosa di più interno e indispensabile a tutti i credenti. Paolo così passa dall’esterno all’interno, cioè dall’organizzazione esterna della chiesa, con la molteplicità delle mansioni, al principio di vita dal quale dipende il valore di tutto il resto.
Dopo la breve introduzione di 12,31, i primi tre versetti sono costruiti secondo uno schema fisso e ripetuto: un periodo condizionale costituito da due protasi, una positiva («se parlassi», «se avessi», «se offrissi e dessi») e l’altra negativa («ma non avessi») a cui segue un’apodosi. Ogni volta l’opposizione che si stabilisce è tra tutto e nulla. Nei vv. 1-2 troviamo prima un avere, poi un avere tutto, che entrambe le volte sfocia in un non essere; al v. 3 dall’avere si passa al perdere tutto, per mostrare l’estremo del dono. Si va dal dono meno prezioso a quello più prezioso con una opposizione tra eventualità e realtà.
Paolo parla alla prima persona e non in generale, sia per evitare di accusare o di offendere qualcuno sia per presentare il suo discorso come una duplice confessione, del bisogno di avere la carità, e del pentimento per non averla e come un invito a desiderare di averla. Le parole dell’apostolo sono così la confessione di un io credente e dunque acquistano una tonalità serissima: se uno non ha la carità non è di Cristo; la mancanza della carità tocca in maniera determinante l’identità stessa del credente.
Avvertiamo in particolare il paradosso al v. 2, dove Paolo parla della fede. È ovvio, infatti, ritenere che sia la fede a definire il credente, ma qui non è la fede a farlo, e ciò è tanto più provocante perchè si allude a una fede straordinaria, come quella di Abramo, al credere l’impossibile.
Nel v. 3 si arriva al dono di se stessi fin alla morte o alla perdita della libertà. La mancanza di carità rende però anche questo gesto estremo privo di qualsiasi vantaggio o aiuto. Di nuovo, l’effetto raggiunto è paradossale: se non ho agape e dessi tutti i miei averi/la mia vita così da non avere più niente, non ho davvero più niente, nel senso che essere privi di amore porta veramente all’annullamento di qualsiasi vantaggio atteso dalle prestazioni straordinarie dell’uomo.
Nella comparazione tra quello che l’uomo ha e ciò che non ha, il suo possesso, per quanto straordinario, risulta praticamente un nulla, dal momento che è l’amore che gli manca; l’agape pertanto è un bene così importante da far impallidire il valore di qualunque cosa si possiede. La privazione di cui soffre l’uomo vuoto di agape lo rende mancante, insignificante, inesistente.
La posta in gioco è dunque l’essere dell’io, l’identità: ciò che dà l’identità del credente non è la fede solo, ma l’agape. Il punto essenziale e imprescindibile per un credente non è il fare o l’avere, ma l’essere e l’essere è determinato dall’amore.
Paolo,dunque, insiste sulla necessità della carità per l’identità del credente, ma ancora non ha detto cos’è l’agape. A questa determinazione sono dedicati i vv. 4-7, in cui l’amore diventa il soggetto di 15 verbi, che esprimono ciò che fa l’amore e ciò che non fa. L’amore non è descritto in se stesso, né qualificato con aggettivi, come potrebbe apparire dalla nostra traduzione, bensì mostrato in azione e che tutte le azioni riguardano la rete dei rapporti interpersonali e sociali.
I verbi non sono posti a caso, ma l’intenzione è quella di far passare dalla considerazione del male che non si fa a non rendere il male, fino a non rallegrarsi del male fatto a un altro. Paolo non dice che l’agape «non fa del male», perché questa espressione fa riferimento a un male evidente, mentre qui il male di cui si parla fa riferimento al male sottile, quello compiuto dalle persone spirituali. Tutti i termini scelti indicano, infatti, egoismo, vanità, orgoglio, e descrivono atteggiamenti e modi di fare che attaccano e fanno male agli altri. È un male, dunque, che suppone il discernimento, cioè la capacità di vederlo e distinguerlo al di là delle apparenze. È il male che fa ombra all’amore di Dio riversato già nel cuore dell’uomo.
I primi verbi descrivono gli atteggiamenti di pazienza e magnanimità, contrari alla durezza del cuore che impedisce o chiude ogni possibilità di cambiamento nell’altro. Nel v. 5, attraverso i verbi negativi, l’agape appare come il dinamismo operativo che fa uscire la persona dal cerchio del suo privato interesse, per aprirla a un agire costruttivo del bene altrui.
Il credente ha per vocazione di essere rappresentativo dell’umanità secondo Dio. L’agape è il modo di vivere la nostra umanità come la vuole Dio. Il credente attraverso l’agape riscopre la sua vocazione umana: essere immagine di Dio.
La dinamica dei verbi del v. 7 è interessante, innanzitutto perché ciascuno ha per oggetto «tutto», con una sottolineatura della dimensione della totalità. Il messaggio, nonostante la diversità dei verbi è omogeneo. Il primo verbo, «coprire», significa anche «sostenere»; mantenendo entrambi i sensi, da un lato esso anticipa gli altri tre dall’altro allude alla capacità di sostenere ogni avversità e difficoltà. In questa prospettiva «credere» vuol dire rimettersi nelle mani di Dio, manifestando così una totale fiducia in Lui e nella vita, al punto che niente ha la forza di gettare nella disperazione. «Sperare» esprime la tensione verso la meta, l’attesa costante che permette all’uomo, anche nelle situazioni più critiche, di aprirsi a futuri sviluppi positivi. Ogni giorno, infine, c’è bisogno di «perseverare», azione che si manifesta soprattutto come costanza.
Nella prima parte Paolo ha detto che la carità è essenziale e garantisce l’identità del credente il cui unico status viene appunto dall’agape. Nella seconda parte (vv. 4-7) la carità si esprime in diversi modi, e la via proposta da Paolo prende in considerazione la nostra umanità.
L’amore, afferma Paolo, non avrà fine, non cadrà mai, perché l’agape «è la prolessi dell’eternità nel frattempo». Ogni esperienza di amore, in quanto esperienza ed espressione dell’amore divino, anticipa l’eternità, rappresenta un frammento della condizione definitiva a cui l’uomo è chiamato, quando sarà del tutto conformato a Cristo. Per questo a ragione si può affermare che la bellezza salverà il mondo, non la bellezza estetica, ma quella che si rivela in ogni gesto d’amore che ripropone, incarna e attualizza l’amore dell’Uomo agapico per eccellenza.

Piste per la riflessione e la preghiera

Riprendo il testo cercando di entrare nel suo movimento e nella sua logica, lasciando che le affermazioni di Paolo interpellino la mia vita di credente.
- Quale relazione stabilisco tra agape e carismi, e cosa desidero avere come dono più importante.
- Paolo parla alla prima persona confessando così il suo bisogno di avere la carità, il pentimento per non averla e rivolgendo un invito a desiderare di averla. Faccio mio lo stile di Paolo traducendolo in preghiera
- Considero il rapporto necessario che Paolo stabilisce tra la fede e la carità e la loro reciproca e determinante rilevanza per l’identità del credente
- Che cosa suscita in me, rispetto al servizio e all’impegno concreto che mi viene domandato e rispetto ai bisogni che urgono, l’affermazione che la caratteristica essenziale e imprescindibile per un credente non è il fare o l’avere, ma l’essere e che l’essere è determinato dall’amore?
- Il confronto con il testo paolino mi permette di riconoscere il male sottile e subdolo di cui mi rendo responsabile proprio perchè sono una persona spirituale e impegnata nell’azione di carità. Rendo grazie per il servizio alla verità che questo testo compie, chiedo perdono per il male a cui riesco a dare nome. Quali scelte concrete questa visione mi induce a fare?
- Tutte le azioni compiute dall’agape elencate nei vv. 4-7 hanno trovato compimento e piena realizzazione in Gesù. Provo a sostituire il suo nome ad «amore» e faccio tornare alla memoria gli episodi del vangelo che illustrano ciascuna delle azioni elencate. Trasformo in preghiera la contemplazione dell’amore di Gesù che si è fatto storia nella vita degli uomini per renderli partecipi dell’agape divina e trasformarli, anticipando l’eternità.

sabato 1 marzo 2008

Coro Parrocchiale

Partendo dall' intervento di Elena, che condivido in pieno, penso che uno dei meriti del nostro coro, sia quello di aver contribuito a sfatare l' idea che il coro parrocchiale corrisponda per forza
ad un gruppo di anziani, o quasi, che sitrova ogni tanto per cantare. Magari come capita.
A questo proposito, consiglio di andare a rileggere la riflessione di Don Adelino, pubblicata
sul volumetto che celebra i trent'anni del Coro.
Azione dello Spirito Santo, felici intuizioni di Don Dario e di chi contribuì a far nascere il coro,
diedero vita ad un gruppo unico, forse controcorrente per l'epoca, ma senz' altro capace di vivere
il canto come servizio alla comunità, modo di stare insieme facendo qualcosa di bello, piacevole ed importante.
Proposta accattivante e raggiungibile per tutti, specialmente per i giovani.
Tocca a noi ora, coristi attuali, molti dei quali giovani (guarda caso!) proseguire in qusto senso,
come del resto abbiamo sempre cercato di fare in questi anni.
Studiare ed apprendere canti impegnativi, richiede impegno, partecipazione alle prove, fatica, apertura del cuore, attenzione all'altro e speranza.
Tutto questo serve anche perchè il coro continui ad essere: servizio gioioso e prezioso per la
comunità, crescita spirituale e culturale per ognuno, modo bello ed importante per stare insieme,
proposta ineressante e raggiungibile per i giovani.
A chi si complimenta e si meraviglia per la presenza continua, ed anche qualitativamente apprezzabile del coro, diciamo che non facciamo niente di eccezionale.
Ma semlicemente "Normale", normale e molto importante.

venerdì 29 febbraio 2008

Rinnovo consiglio

Ieri sera si è tenuto lo spoglio delle schede elettorali per il rinnovo del consiglio del coro, ben 5 donne elette (ci diamo alle quote rosa!) di cui tre entrano a far parte del consiglio per la prima volta (Elena, Agnese e Paola).
Facciamo a tutti gli eletti un grande in bocca al lupo, e ringraziamo il vecchio consiglio per tutto ciò che hanno fatto negli ultimi due anni! Grazie!

Ecco i nomi dei cantori eletti quest' anno:

Michele Tosi: 23 voti;
Donata Bernardis: 21 voti;
Francesco Romani: 20 voti;
Marco Coghi: 18 voti;
Silvia De Munari: 14 voti;
Agnese Bertagna: 11 voti;
Elena Bittasi: 10 voti;
Paola Foddai: 9 voti.

lunedì 25 febbraio 2008

Debutti

Quando si pensa a un coro liturgico, si tende a immaginare un gruppo di persone piuttosto in là con gli anni, vuoi perchè il canto polifonico non è certo un must tra i teenagers, vuoi perchè l'impegno delle prove e delle funzioni richiede una maturità che si crede per lo più ignota ai ragazzi.

Quando si dicono "i luoghi comuni"...
Il nostro coro è costituito in larga parte da giovani, come potete notare guardando la foto riportata nel post precedente. Molti di loro sono ragazzi attorno o addirittura sotto i vent'anni, che fanno attivamente la loro parte accanto ai pilastri "storici" del gruppo (Marta, più volte solista, ha solo quattordici anni!).

Domenica scorsa, ad esempio, Cesare, ultimo anno delle superiori e bella voce di basso, si è cimentato per la prima volta come solista nel canto del salmo.
Saldo nell'intonazione (e nell'animo...) ha superato egregiamente la prova dell'ambone.
Chi vuole essere il prossimo?

domenica 24 febbraio 2008

Vuoi cantare con noi?



Il motto del coro “S. Maria Maddalena” è cantare è proprio di chi ama (S. Agostino). Perché il canto è una passione vera, che ti porta a vivere la musica in condivisione.

Allora, perché non provare? Per entrare nel coro non occorrono particolari competenze musicali. Con il nostro aiuto, imparerai presto a orientarti nei canti e ad assaporare la gioia di dare vita, con la tua voce, a musiche bellissime. Ti chiediamo solo di dare il tuo impegno con continuità e partecipazione, soprattutto nel servizio liturgico (come sai, il coro anima il canto dell'assemblea del Duomo durante la messa delle 11.30).

Un grande maestro, Roberto Goitre, diceva che il coro “è il migliore specchio della società in cui viviamo, dove tutti dovrebbero tendere a dare il meglio di se stessi per il bene comune”. Come vedi, cantare insieme non è semplicemente un'esperienza musicale, ma soprattutto un' opportunità di confronto e di crescita personale.

Vieni a trovarci: le prove si tengono in via Canonica 11 (proprio dietro il Duomo) ogni giovedì sera e, per chi intende approfondire la conoscenza dei canti, il sabato pomeriggio alle 17. Se vuoi, possiamo anche incontrarci dopo la messa domenicale. Oppure, puoi contattare direttamente il direttore, Gigi Bertagna, all'indirizzo gigibertagna(at)alice.it.
Ti aspettiamo!

Il coro "Santa Maria Maddalena"

Mezza Giornata del coro 02/03

Domenica 02/03 al mericianum il cantori si troveranno per passare un pomeriggio insieme.
Si canterà come al solito alla messa delle 11:30, poi si andrà al Mericianum per pranzare e dopo il pranzo ci sarà un momento di meditazione aiutati dalle suore.

Ricordo a tutti i cantori che bisogna dare l' adesione entro giovedì 28/02

A presto

Prove supplementari

Vi ricordo che le prove supplementari saranno venerdì 29/02 alle 20:45 in sede.

venerdì 22 febbraio 2008

Inizio

Inauguro il primo post del primo ed unico blog del coro Santa Maria Maddalena dell' omonimo duomo di Desenzano del Garda!

A presto!