martedì 3 giugno 2008

Riflessioni

solo chi conosce il coro, solo chi si accorge del magico frullare di ali che c' è quando il coro è contento, del ritmo martellante del suo cuore quando il coro ha paura, della fragilità come di un eleastico in tensione, quando il coro è stanco, solo chi lo ama, sa che ci sono delle regole non scritte, forse solo sussurrate, che si imparano vivendo la vita del coro, anzi condividendo. soffrendo, ridendo, cantando, gioendo, giocando, mangiando, ballando...La prima regola è il RISPETTO. Rispetto per il perchè il coro è nato, cioè la cnvinzione di offrire di regalare la propria voce e il proprio impegno alla comunità per cantare insieme le lodi del Signore. Le lodi del Signore e per il Signore sono una cosa grossa che non si può improvvisare, il coro sa quale rispetto e quale dignità ci vogliono. Rispetto per il maestro che per quanto bello o brutto, grasso o magro, sordo o cieco è il maestro, è tutto il coro è il motore propulsore, è l'adesivo universale. Poi rispetto per ciò che il coro tiene tra le mani. fogli di musica pensati e scritti da gente come Palestrina, Arcadelt, Britten, Bruckner ecc. Ancora a proposito di rispetto, stavolta per quella parte di coro, che non manca mai, che fa carte false con il lavoro e la famiglia, che salta la cena, che sposta le vacanze, quella parte che non può far altro che telefonare per sentirsi vicino. Chi proprio non riesce a capire, chi proprio non ce la fa è meglio che si dedichi a qualcos'altro, il mondo è così grande.


donata bernardis

1 commento:

The President ha detto...

L'eco della festa appena conclusa lascia già lo spazio al ricordo. E tra i ricordi della festa uno mi è girato e rigirato nella memoria in queste ore. No non è il ricordo del ballo del Qua Qua con la Monica (che ha fatto realizzare il sogno della mia vita), ma un passaggio della riflessione di don Paolo. Rivolto agli sposi dice più o meno: "dovete sempre tendere la mano per avere dall'altro una risposta d'amore".
Ho pensato che tenere la mano tesa dopo un po' può diventare faticoso, può venire voglia di ritirarla, o di chiuderla a pugno. Tenere la mano tesa può farci correre il rischio di sembrare sprovveduti o facilmente raggirabili. Ma tenere la mano tesa significa anche non perdere la speranza, dare la possibiltà di afferrarla anche a chi non ha la forza per fare determinate scelte o prendere certe decisioni per trascinarlo o dargli una spinta per farlo ripartire. Ho sempre visto e vissuto il coro come un gruppo dove la porta è sempre aperta in quelle occasioni in cui si tratta di condividere con degli amici un momento di festa, o di dolore.
Quello che è stato detto doveva essere detto, ma non in quel momento, non in quel modo.

Buona Notte