Giorni fa, una domenica, via Giulia era bloccata da una folla in coda all’ingresso d’una chiesa, Molti giovanissimi. ragazzi in età da liceo, bambini di scuola media. Che succede, domando: una messa. un incontro con qualcuno di qualche comunità? No, un concerto, risponde una ragazzina con l’apparecchio ai denti. >E' dei grandi del coro del nostro maestro di musica, a scuola. Noi cantiamo il lunedi. Entro. Nella chiesa dello Spirito santo dei Napoletani a occhio ci sono 700 persone. Il programma del concerto ha per titolo “Architetture dell’anima”. Musica barocca. Bach. Vivaldi. La folla e tale che qualcuno minaccia di chiamare la polizia, non è possibile bloccare la strada. Che succede? Chi organizza? Vergogna. Il giorno dopo, lunedi sera, replica. Stessa folla, moltissimi in piedi. stesso programma: concerti di Bach per due pianoforti e archi, Gloria in Re maggiore di Vivaldi. Leggo sul programma: il concerto è donato al Fai. Un regalo. Ma chi organizza, chi finanzia? Nessuno, spiega il maestro di musica di quei ragazzi in coda: i 50 coristi, l’orchestra, i 2 solisti, i 3 pianisti e chi li dirige fanno tutto gratis, sono volontari,>La musica colta non può essere che un regalo’>, dice. E' la norma, aggiunge. Non ci sono istituzioni che finanziano, non c’è pubblicità sui giornali. Chi arriva, le centinaia di persone sono chiamate dai passa parola, «Il nostro compenso sta nella presenza del pubblico> aggiunge il maestro.Si chiama Alessandro Anniballi, insegna musica a scuola. Mi spiega: «E' da quanno ho iniziato a fare concerti che mi sono scontrato con questa anomalia: in Italia la musica classica non si paga. Questo genere di concerti è gratuito. fatti salvi quelli ospitati dai due templi della musica, l’Auditorium e l’Opera, ma ciò conferma la regola. E a ben guardare, a fronte di biglietti dai costi proibitivi, riservati a una mondanità sempre più incolta, scollata dal vero amore per la musica, si offrono produzioni non sempre accurate, a volte stentate. Assistiamo increduli al dispendio di tanto denaro pubblico’. Nella mentalità italiana, dice, è come se la musica classica appartenesse a una categoria del superfluo che non ha bisogno nè diritto d’essere pagata. "Il nostro complesso vocale e orchestrale è fatto di persone che hanno lavorato anni in ambiti accademici, e studiano ore e ore ogni giorno. Ma sono spesso costrette a sbarcare il lunario con altre occupazioni che consentono di pagarsi il lusso della musica: ai tempi della doppia attività riuscire a suonare è ogni volta quasi un miracolo". Mi chiedo come mai la musica abbia cosi poco posto nell’educazione scolastica: alle medie il lavoro nel coro è spesso quel che di meglio i bambini hanno in dote dalla scuola. Poi basta, al liceo non c’è piu niente o quasi. Così l’educazione musicale tocca solo la fascia fra 11 e 13 anni, i loro docenti sono spesso demotivati. oltre che dalle condizioni di lavoro analoghe a quelle di colleghi di altre materie, pure dalla considerazione che questi ultimi riservano loro. La musica nel collegio dei docenti è definita materia “ricreativa”: le altre,materie “di pensiero”. Nella scuola elementare, pur essendo l’insegnamento previsto, non esistono maestri di musica e le attività sono un gioco. Bisognerebbe andarci almeno una volta, a vedere, sentire, i ragazzi pre-adolescenti - gli stessi cui l’insegnante della materia “di pensiero” fatica a togliere il telefonino in classe - bisognerebbe sentirli cantare in 80, canoni, canti gregoriani, Bach. Così, tanto per sapere che, volendo, eventualmente, si potrebbe anche investire lì.
L' articolo è di Concita De Gregorio, pubblicato sulla "Repubbilca delle donne" di sabato 7 giugno 2008.
martedì 10 giugno 2008
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1 commento:
E' una tristezza che la musica sia "un lusso" concesso a pochi. Ma, al tempo stesso, è confortante sapere che ci sono tante e tante persone che si dedicano alla musica gratuitamente, per il solo piacere di fare cose belle e di donarle agli altri.
Hai fatto bene a postare questo articolo!
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