martedì 10 giugno 2008

Quei ragazzi che cantano Bach

Giorni fa, una domenica, via Giulia era bloccata da una folla in coda all’ingresso d’una chiesa, Molti giovanissimi. ragazzi in età da liceo, bambini di scuola media. Che succede, domando: una messa. un incontro con qualcuno di qualche comunità? No, un concerto, risponde una ragazzina con l’apparecchio ai denti. >E' dei grandi del coro del nostro maestro di musica, a scuola. Noi cantiamo il lunedi. Entro. Nella chiesa dello Spirito santo dei Napoletani a occhio ci sono 700 persone. Il programma del concerto ha per titolo “Architetture dell’anima”. Musica barocca. Bach. Vivaldi. La folla e tale che qualcuno minaccia di chiamare la polizia, non è possibile bloccare la strada. Che succede? Chi organizza? Vergogna. Il giorno dopo, lunedi sera, replica. Stessa folla, moltissimi in piedi. stesso programma: concerti di Bach per due pianoforti e archi, Gloria in Re maggiore di Vivaldi. Leggo sul programma: il concerto è donato al Fai. Un regalo. Ma chi organizza, chi finanzia? Nessuno, spiega il maestro di musica di quei ragazzi in coda: i 50 coristi, l’orchestra, i 2 solisti, i 3 pianisti e chi li dirige fanno tutto gratis, sono volontari,>La musica colta non può essere che un regalo’>, dice. E' la norma, aggiunge. Non ci sono istituzioni che finanziano, non c’è pubblicità sui giornali. Chi arriva, le centinaia di persone sono chiamate dai passa parola, «Il nostro compenso sta nella presenza del pubblico> aggiunge il maestro.Si chiama Alessandro Anniballi, insegna musica a scuola. Mi spiega: «E' da quanno ho iniziato a fare concerti che mi sono scontrato con questa anomalia: in Italia la musica classica non si paga. Questo genere di concerti è gratuito. fatti salvi quelli ospitati dai due templi della musica, l’Auditorium e l’Opera, ma ciò conferma la regola. E a ben guardare, a fronte di biglietti dai costi proibitivi, riservati a una mondanità sempre più incolta, scollata dal vero amore per la musica, si offrono produzioni non sempre accurate, a volte stentate. Assistiamo increduli al dispendio di tanto denaro pubblico’. Nella mentalità italiana, dice, è come se la musica classica appartenesse a una categoria del superfluo che non ha bisogno nè diritto d’essere pagata. "Il nostro complesso vocale e orchestrale è fatto di persone che hanno lavorato anni in ambiti accademici, e studiano ore e ore ogni giorno. Ma sono spesso costrette a sbarcare il lunario con altre occupazioni che consentono di pagarsi il lusso della musica: ai tempi della doppia attività riuscire a suonare è ogni volta quasi un miracolo". Mi chiedo come mai la musica abbia cosi poco posto nell’educazione scolastica: alle medie il lavoro nel coro è spesso quel che di meglio i bambini hanno in dote dalla scuola. Poi basta, al liceo non c’è piu niente o quasi. Così l’educazione musicale tocca solo la fascia fra 11 e 13 anni, i loro docenti sono spesso demotivati. oltre che dalle condizioni di lavoro analoghe a quelle di colleghi di altre materie, pure dalla considerazione che questi ultimi riservano loro. La musica nel collegio dei docenti è definita materia “ricreativa”: le altre,materie “di pensiero”. Nella scuola elementare, pur essendo l’insegnamento previsto, non esistono maestri di musica e le attività sono un gioco. Bisognerebbe andarci almeno una volta, a vedere, sentire, i ragazzi pre-adolescenti - gli stessi cui l’insegnante della materia “di pensiero” fatica a togliere il telefonino in classe - bisognerebbe sentirli cantare in 80, canoni, canti gregoriani, Bach. Così, tanto per sapere che, volendo, eventualmente, si potrebbe anche investire lì.

L' articolo è di Concita De Gregorio, pubblicato sulla "Repubbilca delle donne" di sabato 7 giugno 2008.

1 commento:

Euryanthe ha detto...

E' una tristezza che la musica sia "un lusso" concesso a pochi. Ma, al tempo stesso, è confortante sapere che ci sono tante e tante persone che si dedicano alla musica gratuitamente, per il solo piacere di fare cose belle e di donarle agli altri.
Hai fatto bene a postare questo articolo!