venerdì 31 dicembre 2010

Buon anno

Termina il 2010 con il suo carico di ricordi, di avvenimenti importanti anche se non eclatanti.
Molti momenti importanti sono già stati ricordati nel "Diario di Canto", distribuito in occasione della festa ddi Santa Cecilia. Resta da ricordare, con soddisfazione e con un pò di sano orgoglio, che siamo riusciti a chiudere un altro anno di canto, di impegno costante e fruttuoso, di momenti forti e di crescita per TUTTI, che secondo me sono stati ben superiori ai momenti di difficoltà e fatica.
A tutti, auguri per un 2011 di serenità e speranza.
Appuntamento per la mattina del 6 gennaio alla Messa delle 11,30.
La ripresa delle prove di canto sarà giovedì 13 gennaio.

martedì 21 dicembre 2010

Anche quest' anno siamo stati apprezzati per il nostro concerto al "Centro sociale A. Baronio".
E' vero che i nostri amici anziani sono sempre benevoli nei nostri confronti, ma, sia il numero ridotto dei canti, sia la scelta delle proposte e l' intermezzo del gruppo maschile, hanno cintribuito a rendere piacevole il pomeriggio e a trasformarlo in uno di "Quei bei momenti", come diceva Mozart. A tutti voi coristi ed alle vostre famiglie, auguri per un Buon Natale del Signore.

Intanto oggi, all' età di 105, anni è morta Lisetta Bonometti, "Zia Lisetta" per tutti. Grande amica del coro, ci lascia una bella testimonianza di donna impegnata nelle attività parocchiali, assistenziali, sociali e politiche. Sempre vissute con discrezione e tenacia e con arguta saggezza.
Il suo ricordo ci accompagni e ci aiuti a vivere con uguale impegno, nella realtà che incontriamo ogni giorno.

lunedì 13 dicembre 2010

La prima ninna nanna...

Il coro maschile ci ha fatto sentire la sua voce per la prima volta.
La confusione era davvero molta, molta la gente, molto il rumore e le voci dei passanti.
Ma poi, in un momento, un sottile filo di silenzio si è arrotolato intorno ai cantori , intorno a noi che li ascoltavamo, intorno al maestro, intorno alle tante luci del presepe sull'acqua.
E ci ha stretti. Hanno iniziato a cantare.
I nostri occhi, i miei occhi, guardavano con grande ammirazione, emozione e gioia questi cantori, avvolti nelle sciarpe, infreddoliti e concentrati. Cantavano davvero bene.

I nostri pastori. Annunciano con gioia che il Natale è vicino.


Marta

mercoledì 8 dicembre 2010

La forza della cultura 2):
Suggestione, poesia, canto, famigliarità e accoglienza al concerto dei "Crodaioli di Bepi De Marzi" nelle officine "Marelli-motori" di Arzignano. Il luogo di lavoro, di fatica ma anche di condivisione del sapere e dell' ingegno, diventa anche luogo di racconto della tradizione, dell' accoglienza e della speranza. Grazie Bepi, grazie Crodaioli.

La forza della cultura

Barenboim alla Scala:
In apertura alla prima della Scala il maestro Daniel Barenboim, legge l'articolo 9 della Costituzione:
Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

lunedì 22 novembre 2010

XVI RASSEGNA DI CANTO CORALE

Scrivo qualche pensiero dopo la pubblicazione in ritardo degli articoli di giornale, perchè nonostante lo scarso rilievo dato all' avvenimento da parte dei media penso che abbiamo il dovere di essere contenti.
Contenti perchè siamo riusciti ad organizzare la rassegna anche quest' anno, perchè è venuta gente ad ascoltare, perchè i cori ospiti hanno molto apprezzato l' iniziativa ed i rispettivi maestri si sono complimentati e ci ringraziano, perchè nel coro ci sono ancora persone che dedicano tempo idee e forza ad iniziative come questa.
Contenti soprattutto perchè, a parte qualche sbavatura che analizzeremo insieme giovedì, abbiamo cantato bene e lo dico forte e col cuore in festa. Il crescendo "Et claude vias inferum, gaude...", mi ha emozionato al punto da temere di mettermi a piangere....
Contenti, perchè in tempi avventurati e di scarsa attenzione a modo di usare il tempo che non sia solo annoiarsi, proponiamo un momento importante per dar voce a tutti coloro che col dono della voce, stanno insieme, vivono momenti di crescita e di aggregazione e danno "Lode al Signore".

Articolo pubblicato in ritardo dai giornali

Inaugurata nel 1986, quando oltre al coro Santa Maria Maddalena organizzatore dell'evento vi parteciparono le altre due corali desenzanesi (S. Biagio e S. Giovanni), giunge quest'anno alla XVI edizione. Fin dalla prima edizione la rassegna si pone da un lato come offerta rivolta al pubblico appassionato di musica polifonica corale; dall'altro come momento di incontro e condivisione di esperienze tra i gruppi corali che vi partecipano.Sabato 20 Novembre alle ore 21.00 nel Duomo di Desenzano, si potranno ascoltare temi della polifonia antica e contemporanea proposti dalle voci del Coro Santa Maria Maddalena diretto dal M° Gigi Bertagna, della Corale parrocchiale di San Martino Vescovo, diretta dalla Maestra Milena Arlia e del Coro della Basilica di Lonato diretto dal M° Claudio Gavelli.La rassegna, che si svolge in prossimità della festa di Santa Cecilia patrona della musica e del canto, è anche l’ occasione per gettare uno sguardo sull’ anno liturgico che si concluderà proprio domenica 21 novembre e ha visto il coro S. M. Maddalena, impegnato oltre che nel servizio liturgico domenicale, in varie iniziative tra cui ricordiamo la meditazione “Note di luce”del 13 dicembre 09, il concerto di Natale del 19 dicembre 09 presso il centro sociale A. Baronio, l’ emozionante serata per ricordare Mario Rigoni Stern, con la presenza del compositore e poeta Bepi De Marzi il 25 gennaio 2010, il concerto nel carcere di Canton Mombello il 28 febbraio 2010, l’ incontro con il coro inglese “Cantate Friends” in aprile, la rassegna “Abbraccio corale”, per ricordare i 30 anni della sezione ANFFAS di Desenzano, l’ uscita Tignale il 10 ottobre 2010, con l’animazione della Santa Messa in memoria del Beato Daniele Comboni.
La rassegna, organizzata dal “Coro Santa Maria Maddalena, in collaborazione con la comunità parrocchiale del Duomo, è patrociniata dell'assessorato alla cultura della città di Desenzano.
L’ ingresso è libero.

mercoledì 20 ottobre 2010

XVI RASSEGNA DI CANTO CORALE

Sabato 20 novembre alle ore 21 nel Duomo di Desenzano si terrà la "XVI rassegna di canto corale"
Parteciperanno : La "Corale San Martino Vescovo", diretta da Milena Arlia--- Il "Coro della Basilica di Lonato", diretto da Claudio Gavelli e...naturalmente il "Coro Santa Maria Maddalena".
Pubblicizziamo ampiamente l' avvenimento.

lunedì 11 ottobre 2010

Gita del coro

Non era Amberg, nemmeno Wiener-Neustadt e tantomeno Assisi......Semplicemente Tignale.....
Ma lo spirito era quello giusto, siamo stati bene, siamo stati insieme volentieri, abbiamo cantato e fatto festa. Complimenti agli organizzatori e ai partecipanti che hanno dato vita ad una bella giornata "Insieme".

martedì 5 ottobre 2010

Ho scovato l'articolo che Michele, il nostro presidente, ha scritto lo scorso ano per il mensile "L'ago". Rileggiamolo e traiamone buoni auspici


1972. Nel mondo soffia il vento della
contestazione. In Italia è forte il conflitto
politico e sociale. Sono anni di
cambiamento per la Chiesa da poco
uscita dal Concilio Vaticano II e proiettata
verso un futuro dalle tinte sfumate. Dio
è morto, di Guccini, è il simbolo di una
generazione.
A Desenzano, in Duomo, alcuni giovani,
sotto la guida del curato don Dario
Morandini, piantano il seme di
un’esperienza che oggi è viva e rigogliosa:
il coro Santa Maria Maddalena.
Nulla c’è di più nobile del canto / virtù
salvifica di umanità / sempre più rara è il
cantare. Per questo quando un popolo
canta / c’è da sperare. E sarà perfino
inutile disperare / quando non si udranno
più canti. Nulla fonda animi e caratteri
quanto un coro, quando è un vero coro;
quanto sentirsi i componenti di un coro:
allora l’appuntamento, il ritrovarsi e il
sentirsi presenza necessaria a cantare è
come il convenire di innamorati. Allora il
sacrificio diventa spontaneamente gioia
e stima per vivere.
Le parole di Turoldo aiutano a
comprendere la dinamica che muove il
coro. Chiariscono come sia espressione
di cultura e, insieme, luogo di profonde
relazioni umane che si esprimono
nell’offerta delle doti vocali di ciascun
componente agli altri cantori e a chi
ascolta.
Dall’animazione della Messa in
Duomo, alle uscite in concerti e
rassegne, dalle meditazioni musicali alle
collaborazioni con gruppi teatrali e con
il Mericianum, le proposte del gruppo
corale si sono moltiplicate e affinate nel
corso degli anni. Dal canto antico e
rinascimentale (Palestrina e da Victoria
su tutti), il coro si sta ora affacciando ad
autori più moderni come Bruckner, Britten
e Rachmaninov, senza dimenticare
l’autore vicentino Bepi De Marzi
con cui ha stretto un rapporto di
stima e collaborazione, tanto che
il compositore di Arzignano ha
accompagnato i suoi canti
all’organo, nel concerto del
bicentenario di canonizzazione di
S. Angela.
Se senti cantare, viandante,
fermati ad ascoltare, gli uomini
malvagi non hanno canzoni.
viandanti dal 1972 se ne sono
fermati molti: più di 300 cantori,
uomini e donne, hanno fatto parte
del gruppo, plasmato dalla
sapienza del maestro Gigi
Bertagna, che dirige il coro dal
1976 (dopo don G. Tortella e
Giuseppe Tosi) e lo ha fatto
crescere nella fusione di tre
elementi.
La passione per il canto che dà
la spinta necessaria all’impegno
nelle prove, nell’animazione
liturgica e nei concerti; che porta
a capire autori, composizioni e
periodi storici per meglio
interpretare i canti nonché ad
affinare tecniche di apprendimento
e di esecuzione, affinché il canto
sia motivo di soddisfazione per chi
canta e chi ascolta.
La passione per il servizio per
la comunità parrocchiale, che porta
il coro a essere presente in Duomo ogni
domenica e nelle altre festività, e per la
comunità civile, con la partecipazione a
eventi patrocinati dall’amministrazione
comunale, quali la rassegna di canto
corale (quest’anno la XV edizione), il
concerto di Natale al centro sociale, i
gemellaggi con le città di Amberg e
Wiener Neustadt.
La passione per le persone, che nasce
spontanea e cresce grazie a esperienze
di condivisione come la recente gita ad
Assisi, dove il coro ha animato la Messa
nella Basilica Superiore di San Francesco.

martedì 21 settembre 2010

Indescrivibile l' emozione provata venerdì scorso a Pisa, ascoltando il Monteverdi Choir eseguire il "Vespro della Beata Vergine" a livelli irraggiungibili.
Molti giovani ad ascoltare il concerto ed anche questo è bello!

mercoledì 25 agosto 2010

Messaggio di Suor Angela per il coro:
Carissimi, desideriamo ringraziarvi per la vostra partecipazione alla Messa di venerdì scorso. Siamo state piacevolmente sorprese e commosse per la vostra presenza numerosa e affettuosa. è sempre difficile celebrare all'aperto, ma voi avete permesso che si creasse e si celebrasse in un clima di intensa preghiera e questo era lo scopo della serata e di fatto della nostra presenza qui. grazie. suor angela e comunità del mericianum

martedì 24 agosto 2010

Saluti

Saluti a tutti i coristi, mi mancherà molto il cantare insieme! Cantate anche per me! Ci rivediamo a Natale...
Cesare

p.s.: forza bassi!

domenica 18 luglio 2010

Auguri

Anche se con imperdonabile ritardo: "BUON COMPLEANNO PRESIDENTE"

giovedì 8 luglio 2010

Bepi De MArzi raccontato da Clemente Mazzetta

Bepi De Marzi
Ha fatto il paracadutista, ha suonato nei night, ha scritto e insegnato musica, ha diretto cori, segue “X Factor”, il programma musicale della Rai, che giudica davvero eccezionale: “Rivela le grandi qualità canore e musicali dei nostri giovani, ma mi lascia con l’amaro in bocca quando penso alla mancanza di futuro professionale per questi ragazzi, pur bravissimi”. Si chiama Bepi de Marzi. Oggi è unanimemente considerato uno dei maggiori compositori italiani nella musica d’autore di ispirazione popolare. Mezzo secolo fa scrisse e musicò uno dei canti più belli e struggenti della montagna, tradotto in 134 lingue, cantato dal Giappone alle Ande, nell’Europa del Nord, fra i Lapponi e l’Africa più lontana. Quel ‘Signore delle cime’, che è assieme canto e preghiera. Espressione di dolore e di speranza. “Lo scrissi quasi di getto, quando avevo 23 anni. Me lo avevano chiesto i miei amici del coro I crodaioli (fondato nel 1958) per ricordare un amico morto in montagna: una slavina l’aveva portato via. L’avevano cercato inutilmente. Solo lo sciogliersi delle nevi aveva restituito il suo corpo…”.
Il Caffè ha incontrato Bepi De Marzi, 73 anni, d’origine veneta, di Arzignano, a Falmenta (Val Cannobina), dove è solito passare qualche giorno di vacanza durante l’anno. “Ricordo che ci misi poco, venti minuti, forse mezz’ora per scrivere testo e musica del Signore delle cime - continua -; vede, ho questa caratteristica, se così si può dire: di solito penso per un po’ di tempo cosa fare e aspetto l’ispirazione melodica. Se questa arriva, mi siedo al pianoforte e inizio subito a suonare. Non c’è niente di misterioso. Si tratta di mestiere. L’ispirazione o viene o non viene. Sono solito dire, prendendo a prestito un frase di Goffredo Parise, che la poesia va e viene e quando viene bisogna saperla tenere”.
Così fece allora, scrivendo quel Signore delle vette, che poi divenne Signore delle cime, perché più facilmente cantabile. “Il testo non è niente di speciale, le parole sono abbastanza ovvie: si tratta di due strofe consequenziali: (‘Dio del cielo,Signore delle cime/un nostro amico hai chiesto alla montagna/. Ma Ti preghiamo: Su nel paradiso/, lascialo andare per le tue montagne.
Santa Maria,
Signora della neve/, copri col bianco,
soffice mantello/ il nostro amico, il nostro fratello/.
Su nel paradiso, lascialo andare/per le tue montagne’). Un testo semplice a cui a cui ogni tanto aggiungono una terza strofa, che io, in verità, non ho mai scritto…”
Ma negli anni ‘50 rappresentava il primo canto di montagna non eroico, non retorico, al di fuori del genere guerresco, estraneo al repertorio degli alpini e delle canzoni montanare. “Allora, un’ espressione simile effettivamente non esisteva - spiega -; credo che il suo successo sia dipeso, in parte dalla melodia: è molto cantabile e facilmente memorizzabile e, per il resto, dalla sua versatilità: è infatti utilizzabile come canto di preghiera, come canto di ricordo, come canto di montagna”. Con una semplicità d’impianto, ma con grande impatto emotivo, frutto di una riuscita sintesi fra sentimento e pietas, scioglie il dolore in una speranza cristiana.
“La cosa divertente - aggiunge De Marzi con una gran risata - è che molti pensano sia un vecchissimo canto popolare, il cui autore sia ormai scomparso. E poi nessuno che ricordi il titolo esatto: parlano di Signore delle montagne, di Madonnina delle nevi… storpiano il nome. Lo stesso succedeva a Mario Rigoni Stern che mi diceva: “Se uno almeno si ricordasse il titolo esatto del Sergente nella neve”. Tutti mi parlano del.… Sergente della neve. E se almeno uno indovinasse i titolo di “Arboreto Salvatico”. No, ripetono selvatico, selvatico, senza capire”.
Un’amicizia e una frequentazione assidua con lo scrittore italiano iniziata grazie ad un altro canto, “La contrà de l'Acqua ciara”. Una denuncia della crisi che ha vissuto la montagna, il su spopolamento, l’abbandono subito dell’Arco alpino nel secondo dopoguerra: un Paese di vecchi. (La contrà de l’Acqua ciara/ no zè più de l’alegria/quasi tuti zè’ndà via/solo i veci zè restà/ Le finestre senza fiori/poco fumo dai camini/senza zughi de bambini/ la montagna zè malà)
“Quando composi questa canzone, un mio amico, Carlo Geminiani, che in precedenza mi aveva scritto i testi ispirati ai libri di Giulio Bedeschi sulla seconda guerra mondiale (da Joska la rossa, al Ritorno…), mi convinse ad andare da Mario Rigoni Stern, per fargliela sentire”. Lui, l’ascoltò e ne rimase entusiasta. “Che bella poesia dedicata alla gente della montagna”, mi disse. Una montagna che si stava spopolando, con i montanari - eravamo negli anni ‘60- che scendevano in città e diventavano anonimi abitatori delle periferie urbane”.
Fu così che nacque una profonda amicizia, che si ampliò anche a quella con padre David Maria Turoldo. “Negli ultimi tempi quando salivamo alla sua baita, Rigoni Stern, verso sera tirava fuori la “bottiglia Berlusconi”. Avremmo dovuta berla per festeggiare la partenza di Berlusconi. Ma la bevevamo lo stesso e poi lui ne prendeva un’altra e la metteva in dispensa”.
Quanto all’amicizia con Turoldo, De Marzi negli anni settanta con il Coro polifonico “Nicolò Vicentino”, ha realizzato per la Fonit-Cetra di Milano la prima incisione dei Salmi di Turoldo-Ismaele Passoni. “L’intuizione e il merito di Padre Turoldo è stato di trasferire i salmi biblici in strofe con le giuste consenquenzialità ritmiche così da poterli cantare. Un’operazione unita ad una profondissima ricerca della qualità poetica del testo”. I salmi sono poi stati reincisi nel 2006 con le voci del suo coro “I Crodaioli.
“Turoldo era il nono figlio di una famiglia poverissima del Veneto - ricorda De Marzi -, nel suo raccontare la vita, andava in cerca delle giustificazione per poter rimanere prete; ricorreva a metafore. Mi rimase impressa quella della figlia di Jephte che viene sacrificata dal padre di ritorno da una guerra vittoriosa e che piange la sua verginità inutile. Quando ho letto la sua poesia dedicata alla figlia di Jephte, non ho potuto fare a meno di pensare che questo fosse il suo pianto di uomo sacrificato alla Chiesa. Poverissimo, magrissimo era stato mandato in seminario per scampare la fame. C’è un libro meraviglioso, “Mia terra addio”, in cui lui racconta come i compagni lo avevano soprannominato spaventapasseri. Quando l’ho conosciuto era un omone grande, imponente, ma mi diceva: “Bepi, sogno ancora di essere uno spaurà, uno spaventapasseri”. Ma è stato un uomo impegnatissimo e fedele alla sua Chiesa, nonostante tutto. Le sue prediche in Duomo a Milano negli anni ’40 erano seguitissime, facevano discutere. Poi quando nel dopoguerra il ministro democristiano Scelba fece chiudere Nomadelfia dai celerini, il cardinale Ottaviani lo mandò in esilio fuori d’Italia, con questa frase: “Fatelo girare perché non coaguli”. Solo quando divenne papa Giovanni XXIII, il regista Ermanno Olmi chiese che potesse rientrare”. De Marzi si dichiara cattolico e credente: “Ma per esserlo, come mi ripeteva spesso padre Turoldo, bisogna essere anticlericali”. Come autore De Marzi ha composto molta musica sacra dopo i diplomi in organo, composizione organistica, pianoforte e studi di direzione e composizione. Ma per altri versi ha avuto una vita avventurosa. “Feci la naja come alpino, anzi come paracadutista, ci buttavamo da un aereo malandato sulle Alpi, ma per decollare dovevamo spostarci tutti verso la carlinga, altrimenti non s’alzava. Poi, dopo il diploma, me ne andai in Germania con un gruppo di amici. Avevamo messo in piedi un complessino e suonavamo nei night. Accompagnavamo le spogliarelliste durante la loro esibizione. Fu un periodo di grandi esperienze. Quando tornai a casa mia madre mi guardò e disse: “Bepi, come te xe sèco”.(Ovvero come sei magro). E giù una risata
De Marzi, spesso critico nei confronti della musica liturgica, ritiene ormai esaurita la funzione sociale e culturale dei cori di montagna. Detto da uno che dirige da mezzo secolo un coro di montagna è, a dir poco, clamoroso. “Eppure è così - spiega -, perché il canto della montagna in verità non è mai esistito. In montagna si suonava, non si cantava. Il canto è un’invenzione successiva: degli anni venti dei cittadini organizzati dall’escursionismo di massa del fascismo che salgono in montagna e che cantano sul modello. È cosi che è nato l’equivoco del canto della montagna, dei cori che credono di cantare la montagna”. E che invece è una mistificazione, una rappresentazione fra il dramma e l’idilliaco, cartoline turistiche. La melodia degli Alpini, sostiene in sintesi De Marzi, non è mai esistita, perché la montagna è stata musicata dalla città, perché l’organizzazione corale maschile è stata un’invenzione trentina degli anni ’20, del coro Sat. Canti in cui le donne non c’entrano, o c’entrano poco.“Per questo è preferibile usare il termine di coralità di ispirazione popolare. Il vero canto popolare femminile è quello delle mondine, delle filandere”. I cori dell’arco alpino, aggiunge, che continuano a riproporre un repertorio datato, una messa in scena ormai desueta fatta di divise alpine “sono in declino, e ormai anche l’età stessa dei coristi è avanzata”. Come uscirne? Quali soluzioni? “Occorre cercare una formula innovatrice dal punto di vista armonico. Altrimenti moriamo. Penso che futuro dei cori possa venire da una riduzione degli organici, da una loro specializzazione e dalla ricerca di temi nuovi, raccontando magari il passato, ma attualizzato, non retorico, e interessando le nuove generazioni”. Quelle affascinate dal fenomeno televisivo di X Factor, uno spettacolo interessante “che evidenzia la grande passione e capacità dei giovani - conclude De Marzi - ma che rischia di essere la fabbrica delle illusioni visto che il mercato musicale in Italia è ormai chiuso”.

cmazzetta@caffe.ch
edizione 2009-04-19

domenica 27 giugno 2010

La poesia di Bepi De Marzi

Ripenso al pomeriggio di ieri trascorso a Preseglie, con Bepi De Marzi e i suoi Crodaioli.
Penso all' amicizia che lo lega a noi, al nostro coro.
Penso : Bepi è un menestrello, è un musicista, è un narratore che ha fatto del cantare insieme, un modo per diffondere e recuperare cultura, senza nascondere la verità, senza paura di offendere i benpensanti.
Bepi è un poeta!
E Marta ha preso la sua poesia e l' ha narrata a noi, portandoci idealmente tutti insieme a Preseglie a sentire Bepi ed i suoi Crodaioli.
Nelle poche parole dell' intervento di Marta, emerge la forza della cultura semplice narrata da Bepi, la fratellanza generata dal cantare insieme, e ieri questo abbiamo sperimentato.
Non fermiamoci, continuiamo ad impegnarci, affinchè ai nostri giovani non vengano tolte, da chi vorrebbe la cultura trattata da figliastra, queste esperienze di fratellanza, di crescita, di SPERANZA.

sabato 26 giugno 2010

So dove nasce...

So dove l'erba nasconde la rugiada; so dove i grilli accordano i violini; so dove il vento si ferma quando trema, quando trema, quando trema; so dove nasce la voglia di cantare, so dove nasce la voglia di cantare.
Noi abbiamo tremato come fa il vento, nel sentire quelle voci forti e delicate come la rugiada.

Abbiamo cantato, perchè era naturale.
E abbiamo cantato per le persone che amiamo, che non erano con noi.
Mentre cantavamo pensavamo a loro, erano lì con noi.
Il cuore tremava, fa male quando trema, quando trema, quando trema.
Anche voi siete stati con noi ad ascoltare il vento quando trema, quando trema, quando trema.

Noi sappiamo dove nasce la voglia di cantare, sappiamo dove l'erba nasconde la rugiada, sappiamo dove il vento si ferma quando trema, quando trema, quando trema.

mirti

martedì 25 maggio 2010

Via Lucis 2010

Ho ricevuto da Suor Angela questa lettera e volentieri la pubblico.
Per il conforto di tutti e per darci coraggio.


Al Maestro Gigi e ai componenti del Coro Santa Maria Maddalena
Carissimi, era già mia intenzione farvi pervenire un ringraziamento per la Vostra viva partecipazione alla Via Lucis di Sabato scorso, ma in questi giorni mi stanno arrivando espressioni di apprezzamento per l'esito valutato particolarmente positivo che ...è giusto non li tenga tutti per me e li estenda a chi in prima persona ha contribuito a fare di un cammino un pellegrinaggio, di molti pensieri un'unica invocazione, di tanti individui una assemblea orante: Voi.
Il vostro cantare non è un'alternativa alle preghiere lette, è la possibilità di elevare gli animi, di unificare mente e cuore del viandante, dando vigore alla sua stanchezza, leggerezza alla sua fatica, voce al suo desiderio, parole alla sua gioia.
Ho molto apprezzato l'esecuzione del salmo 136 in condizioni non ottimali per voi, ma così carico di passione e poi i canti nel chiostro, dove, superate le imperfezioni tecnico-acustiche lungo la strada, l'assemblea si è unita alle vostre belle voci. Grazie di tutto, di cuore sr. Angela

P.S. vi riporto in sintesi alcuni messaggi che mi sono pervenuti:
" Grazie da parte di molti partecipanti: quella di quest'anno è stata fra le più efficaci e riuscite. Alla prossima". don Giuseppe A.

" Mi piace proprio la Pentecoste per la valenza che ha e la Via Lucis come espressione di questa festa" Milena R.

" Nonostante la fatica della preparazione quest'anno mi è piaciuta particolarmente: l'importante è lavorare per lo Spirito e tendere l'orecchio alla sua voce" Matteo P.

"Tutto ben strutturato. dalle immagini ai canti, dalle soste ai ritmi del cammino. Mi permetto di suggerire un'attenzione a livello tecnico poichè in alcuni tratti l'audio era disturbato".Alessandro T.

" E' stata una preghiera adatta a grandi e piccoli: famiglie intere vi hanno partecipato, ognuno vi trovava l'espessione adatta alla propria età, senza rigidezze né devozionismi".Luisa D.

"Grazie per questa Via Lucis così ben riuscita." Stefano A.

" E' stata efficace, profonda di contenuti e ben armonizzata". Bruno T.

sabato 8 maggio 2010

Il Paradiso

Alberto Veronesi, neo direttore musicale dell' "Opera Orchestra" di New York: "Immagino il Paradiso come le Messe e i mottetti di Palestrina. Stupendo, armonioso e mai noioso".

lunedì 3 maggio 2010

Già un anno

Così vivo e presente ancora, è il ricordo dei giorni trascorsi ad Assisi, che fatico a rendermi conto del tempo che è passato.
La bellezza del ricordo di quei giorni, ci accompagni ancora nei nostri percorsi musicali, specialmente in quelli più dissonanti.

giovedì 22 aprile 2010

Musica e canto......

Porterò stasera alle prove la lettera che Michael mi ha spedito domenica sera, e penso che ancora una volta gioiremo insieme leggendola.
A nessuno ho detto di averla ricevuta, anche se avrei voluto farlo subito, ma penso sia più giusto leggerla tutti insieme.
Penso che le emozioni di sabato e domenica scorsi siano la prova che, malgrado qualche reticenza iniziale, valga la pena buttarsi in simili avventure, magari impegnative ma così gratificanti, che il fatto di cantare nel coro ci offre.
Ne sono la prova gli interventi di Cesare e Michele, così belli e significativi nella loro semplicità, ma anche gli occhi lucidi dei "Miei" soprani e contralti ed il sorriso benevolo e saggio dei "Miei" tenori e bassi dopo il canto finale alla Messa di domenica mattina.
Il canone che hanno intonato al termine del rinfresco era davvero, come dice Michele, incomprensibile, ma "Musica e canto non hanno confini".
Così ci siamo ritrovati a cantarlo insieme nell' unico linguaggio universale: " Il cantare insieme".
Non so se riusciremo ad andare a Londra, di sicuro però, abbiamo già gettato un ponte sulla Manica con i nostri canti e "Finchè i popoli cantano possiamo ancora sperare........"

domenica 18 aprile 2010

CANTATE FRIENDS

Non avevo voglia di alzarmi da quel divano, togliermi la tuta calda e comoda. Non avevo voglia di mettermi quel vestito blu (in)gessato, di farmi il nodo alla cravatta. Non avevo voglia di uscire in un crepuscolo grigio e umidiccio, di incontrare gente nuova, sforzarmi di parlare con sconosciuti in un’altra lingua. Ma quando sono entrato in quella bella chiesa, che cosa strana, loro mi sono venuti incontro. Ero forse io lo straniero? Gli occhi sorridenti, i nomi ben scanditi: << Buonasera: Lola; buonasera: Claire; I’m Rob; my name is John! >>. << I’m Michele >>. E’ un nome strano per gli inglesi, non lo capiscono subito e fanno fatica a pronunciarlo. Ne so qualcosa per via del lavoro. E allora, di fronte ai loro sguardi un po’ spaesati mi sono fatto un po’ inglese io: <>. E loro mi salutano e mi parlano come fossero veramente contenti di farlo! Così come si guardano sorridendosi l’un l’altro al “fa lala” di quel canto allegro. E a mezzanotte, quando intonano quel canone dalle parole incomprensibili, prima tra loro, a piccoli gruppi, ancora guardandosi negli occhi come se stessero parlandosi, poi vengono verso di noi e la loro voce è diventata la nostra voce, sono stato felice di aver indossato ancora una volta quell’ (in)gessato vestito blu.

Serata con il coro di Londra

E' stata una bellissima serata! Per un attimo mi è sembrato di essere a Taizè: tutti inseme per una cosa comune, in questo caso il canto, tutti amici anche se era la prima volta che ci incontravamo, senza problemi di nazionalità o altro... Grazie per questa esperienza positiva

lunedì 5 aprile 2010

camminare insieme....

Abbiamo cantato per quattro giorni consecutivi, abbiamo gioito, ci siamo emozionati, magari anche arrabbiati, un gruppo di giovani ha vissuto un servizio alla comunità (cantare nel coro non è solo roba da vecchi), cantando abbiamo pregato, forse ci siamo un pò stancati.
Ancora una volta però, ringrazio il Signore per il grande dono del coro, per avermi messo vicino dei compagni di strada così generosi e belli.

mercoledì 31 marzo 2010

Appuntamenti per la "Settimana Santa"

Ricordo gli appuntamenti della "Settimana Santa", la più importante per il nostro coro.

Giovedì Santo: Santa Messa "In coena Domini", appuntamento in Duomo alle 20,45.

Venerdì Santo: Azione liturgica nella passione e morte del Signore, appuntamento in Duomo alle 14,45.
Via Crucis, appuntamento in Duomo alle 20,40.

Sabato Santo: Solenne Veglia Pasquale, Appuntamento in Duomo alle 21,10.

Domenica di Pasqua: Santa Messa solenne, appuntamento in Duomo alle 11,15.

E' IMPORTANTE ESSERE PUNTUALI!

A tutti voi ed alle vostre famiglie, cari auguri di BUONA PASQUA.

Gigi

mercoledì 24 marzo 2010

New President, goodbye

Quel giorno di metà Luglio del 1972 all'ospedale di via Gramsci le urla di una ragazza di vent'anni annunciavano la nascita di un fagottino di 2.5Kg: Claudia… No oddio è un maschio. Va be' allora Claudio. No,no, aspetta forse meglio Michele. Aspettavano una femmina (e perchè poi?). Non avevano nemmeno pensato a un nome da maschio! E comunque Michele fu. Un mese di incubatrice poi via a prendere possesso della casa in campagna. Sì perchè via Rimembranze 15 nel 1972 era profonda periferia e Colatèra il primo centro di un certo rilievo che si incontrava scendendo verso il paese: Desenzano.
Nella stessa estate un giovane falegname viveva nel pieno fermento di anni difficili, ma buoni per formare teste e coscienze. Me lo immagino nel caldo di quei giorni, immerso nella fatica quotidiana, ma con lo sguardo già sul domani a osservare benevolmente un gruppo di cantori in posa sotto la basilica di Assisi. Proprio in quell'anno (1972) era tra gli artefici della nascita del Coro Santa Maria Maddalena.
La mia strada e quella del coro si divisero subito. Nessun contatto, nessun incrocio neppure casuale. Ad eccezione, forse, della visione che ho, nitida ancor oggi, di un omino che, con un'ape rumorosa, consegnava le bombole del gas a casa dei miei genitori. In un curioso intreccio di strade tra coro e affetti famigliari, questo signore minuto e dall'aria scanzonata avrà un ruolo inaspettato.
Lo devo confessare, per chi ancora non se ne fosse accorto: io non conosco la musica. Le poche nozioni di base me le ha insegnate la Prof. Vinciguerra alle medie. Credo di essere stato il suo allievo preferito e comunque ero senza dubbio uno dei migliori in fatto di suonare il flauto (una cosa gialla di plastica che non so se si possa chiamare così).
Mi sono sempre divertito a cantare. Soprattutto i canti alpini che imparavo ascoltando mio padre sotto la doccia e poi duettando con lui nel tragitto Desenzano-Rivoltella verso la scuola. Quanti sassi ho sentito “sotto la tenda a ro- a rotolar” in 3 anni di asilo 5 di elementari e 3 di medie!
Nella parrocchia di San Biagio ho passato tutta la mia infanzia e preadolescenza. Ricordo ancora con affetto e un po' di nostalgia le prove di canto dopo il catechismo con l'allora curato don Luigi Cottarelli, oggi rettore del seminario diocesano. Con lui ho imparato i canti principali della Chiesa di quegli anni (i vari Symbolum e compagnia bella per intenderci).
Poi il passaggio al liceo scientifico a Desenzano, prendendo una strada che forse non era la mia, per imitare un cugino più grande. Grazie a questo stesso cugino (nonchè fratello di un attuale corista) fui introdotto nella parrocchia di san Giuseppe lavoratore dove passai la mia adoloscenza senza una partecipazione molto attiva. E così l'adolescenza progrediva in età più adulta senza troppi spunti interessanti.
La mia gioventù di "cristiano cattolico praticante" si trascinava stancamente quando, un bel giorno di primavera del 1993 mi trovai a messa in Duomo. Non ricordo bene perchè fossi lì. Forse era per pedinare una ragazza di cui mi ero invaghito qualche tempo prima. Fatto è che tra i banchi del secondo blocco, di fronte all'entrata laterale, incrociai gli occhi di una fanciulla che da quel momento sono rimasti riflessi nei miei. Certo ci vollero settimane, mesi, stagioni ma alla fine quegli occhi divennero una voce, la voce divenne un nome e da quel nome nacque una storia.
Cominciai allora a frequentare assiduamente la messa delle 11.30 in Duomo dove ormai da più di vent'anni cantava quel coro, anche lui nato nel 1972, e diretto ormai stabilmente da quel giovane falegname che abbiamo lasciato con i suoi sogni intrisi di sudore in quella lontana estate.
Domenica dopo domenica, celebrazione dopo celebrazione le melodie del coro mi presero sempre di più (credo sia stato Exultate Justi a darmi il colpo di grazia). Fatto è che qualche anno dopo, era il 1996, sostenuto anche dall'amicizia nata con l'allora curato don Andrea Giacomelli che mi aveva spinto a reinserirmi dopo tanti anni nelle attività pastorali, e sollecitato più volte da alcuni amici che cantavano da tempo (Silvia, Nicoletta, Marialuisa, Francesco) decisi di entrare nel coro.
Voi non immaginate nemmeno quale e quanto fosse a quei tempi il terrore che aleggiava attorno alla figura del maestro e quanto potesse costare a me, decisamente timido, fare questo passo. Ma lo feci e riuscii a convincere anche quella fanciulla della messa, Sara (ancor più terrorizzata di me da quel maestro che conosceva fin da bambina). Insieme iniziammo le prove un Giovedì sera di settembre. Poco a poco le voci del coro divennero occhi, gli occhi nomi e i nomi si trasformarono in storie.
Ma questa è la mia storia: e allora con Sara ci siamo sposati e lei è uscita dal coro quando è nato Mattia e poi Letizia. Nel coro ho conosciuto i miei testimoni di nozze: a proposito. Vi ricordate quel tipetto con l'ape che portava le bombole quand'ero bambino? Beh per quello strano andirivieni di , incroci e strade parallele che qualcuno chiama caso, altri destino, già da ben prima di quell'estate del 1972 era molto legato alla famiglia di quella che sarebbe diventata mia moglie. In quell'anno era già padre di due bambinette: Lucia che insieme a Giuliano sarà testimone del mio matrimonio e Donata che, intanto che la mia storia andava avanti, ha sposato il giovane falegname ed è diventata per il coro un pò' moglie, un pò' mamma, un pò' zia, un po' cognata. Una rompiscatole che se non ci fosse sarrebbe da inventare. Insomma il motore del coro.
Sono passati quasi 15 anni e di occhi nel coro ne ho incrociati tanti e con loro tante storie. Tutti arrivati lì da strade diverse ma in fondo tutti arrivati lì per un amore. Ho visto storie finire bene, altre non tanto, altre nemmeno iniziare, altre ancora non sono mai finite. Ho consolidato amicizie importanti, ho indirizzato la mia formazione umana e cristiana. Ho pregato, ho trovato una via per cercare il mistero. Ho parlato il tedesco e il francese, l'africano e l'albanese, il russo e il siciliano. Ho visto qualcuno lasciare con rimpianto, altri andarsene senza aver capito. Ho conosciuto una nuova generazione; quella dei figli che sono cresciuti, cantano nel coro, hanno coinvolto altri giovani amici, hanno portato un'aria dolce, fresca e frizzante. Mi sono innamorato di ognuno di loro, del loro impegno, della loro innocente saggezza, del loro coraggio. Ed è per loro che io sono stato il New President.

lunedì 8 marzo 2010

..........Se non ci fossero i "MIEI CORISTI", mi sentirei come un vento che non ha onde da muovere e della cui briosa spuma non può saziare la vista, una brezza che non ha fronde da far stormire e del cui suono non può bearsi......

sabato 6 marzo 2010

Un grande dono

Il Signore ci ha fatto il dono grande della voce, ci ha dato la possibilità di usarla bene cantando e cantando bene.
Il canto è un linguaggio universale, è il legame indissolubile che ci fa stare insieme, la forma di dialogo più bella e più alta.
Usiamolo questo dono, per parlare col canto al cuore dell' altro, ascoltiamo l'altro che col canto parla al nostro cuore.

giovedì 4 marzo 2010

esperienze ed emozioni

Non tutto mi è chiaro, ma ho la certezza che abbiamo fatto qualcosa di importante, e la speranza di aver suscitato la speranza nel cuore di quegli uomini.
Forse inconsapevolmente, ma lui era carcerato e siamo andati a visitarlo....

martedì 2 marzo 2010

Granelli di sabbia

Forse siamo stati solo un pugno di sabbia, che al primo soffio di brezza si disperde nel vento. Ma i granelli di sabbia si infilano dappertutto, restano nei capelli, nel tessuto dei vestiti, si incollano alla pelle. E’ difficile toglierseli. Te li ritrovi ancora dopo giorni, quando meno te l’aspetti. Io li ho ancora addosso.
Ho ancora nello testa quel senso di incertezza che mi ha accompagnato lungo tutta la vigilia del concerto. Ho ancora nelle orecchie le note dei nostri canti amplificate dalla volta bassa della cripta. Ho ancora negli occhi quelle facce. Magari non tutte belle facce, ma tutte facce normali. Alcune mi sembravano addirittura familiari: il ragazzino che viveva nella casa famiglia quand’ero obiettore; l’operaio che lavora nell’azienda dove sono impiegato; quel vicino di casa schivo che non si fa mai salutare.
Volevo dominare quella strana sensazione di non avere in pugno la situazione.
Allora cantavo e osservavo, cercando di capire.
Ho visto lacrime ferme negli occhi; ho visto teste sporgersi per carpire una voce che arrivava dolce, o per vedere meglio il viso di una ragazza; ho visto orecchie attente e soddisfatte; ho visto ragazzi (chi sa, forse dell’est) ballare con Joska; ho visto labbra pronunciare timide “Dio del cielo, Signore delle cime…”.
Mi aspettavo cani rabbiosi con la bava alla bocca. Ho trovato uomini.

lunedì 8 febbraio 2010

Ho rovinato mio figlio!

Ieri il piccolo Mattia stava attaccando le figurine sul suo album degli animali. Ad un certo punto mi chiama gridando:<< Papà, papà corri! Vieni a vedere!>>. Accorro e cosa stava attaccando? La figurina della pernice bianca!

Questa sera a cena il piccolo Mattia mi dice: << Ho cantato Volano le bianche ad Alessandra (la sua pseudo-fidanzatina). Non gli è piaciuto!>>

Ho gia rovinato mio figlio!

Il volo delle bianche

Ho appena finito di guardare il dvd “Mario Rigoni Stern uomo della pace”.
Beh non pensate male, dopotutto sono il presidente! In fondo l’ho visto solo dopo Mirko e Francesco, che sono i produttori; Gigi che è il maestro; Donata che è la cassiera; Francesco che è il figlio del maestro; Marta, la figlia del maestro: d’altra parte erano in casa e non potevano far finta di non vedere; dopo Giuliano, Lucia, Agnese, Elia, che abitano vicino al maestro; dopo Chiara che, credo, passasse da casa di Mirko. Se l’ha già visto anche la Anna Iuppa giuro che mi dimetto!
Scherzi a parte… Ho già scritto le sensazioni che ho maturato prima, durante e dopo la serata del 25 gennaio scorso nel mio post “La memoria e la pace” dove ho messo in luce la speranza che il nostro canto potesse in qualche modo essere seme di memoria, pace e speranza"
Ora, dopo aver ascoltato il dvd, devo dire che anche le sensazioni che ho avuto sui canti mentre li eseguivamo non sono state tradite. In particolare tre canti mi hanno meravigliato più degli altri.
Il Golico si è rivelato come vera e propria preghiera. La melodia struggente e le parole semplici e sincere ne fanno un’invocazione alla protezione materna: madri che pregano per i figli e Maria che ha già provato il dolore della perdita del figlio è già vicina a tutte quelle madri .
Joska la rossa. Tra tutti è forse stata la sorpresa più piacevole. E’ stato un po’ come innamorarsi di qualcuno che conosci da tanto tempo, che hai sempre avuto davanti e della cui bellezza non ti sei mai accorto. Il modo con cui De Marzi ha cercato di farcela interpretare è stato la scintilla. La ballata del “dai che cantemo” è diventata un vero e proprio racconto pieno di vita, memoria e nostalgia. Con il finale drammatico di una poetica inaudita.
Volano le bianche. In questo canto è stato fondamentale il suggerimento del maestro sul renderlo più scorrevole. Nell’intreccio tra il volo delle bianche proposto dal coro e le “strofe” eseguite dai soprani è presente la tragedia dell’eccidio degli Alpini sull’Ortigara chediventa speranza nel rifiorire silenzioso della montagna. Ascoltando la registrazione, in molti degli attacchi appare nitida (forse aiutata anche dalle astute sottolineature del pianoforte) la sensazione dei pennuti che si alzano in volo all’improvviso. Peccato che nelle ultime battute siamo di nuovo ricaduti nella tentazione di scandire le sillabe, quasi interrompendo lo spettacolare volo delle pernici.

martedì 2 febbraio 2010

emozioni

From: "Bepi De Marzi"
To: "Gigi Bertagna"
Sent: Tuesday, January 26, 2010 1:55 PM
Subject: caro
Mi è piaciuto stare con voi.
Le voci ben curate, la serietà e la serenità
L'impegno. L'originalità.
La convinzione.
Siete anche belli.
Ero vicino a tua nipote: di pochi sorrisi, bella e severa.
Rassicurante nella sua giovinezza impegnata.
Tu sei molto musicale. E disponibile alla discussione. Ai suggerimenti.
Spero di poter realizzare un programma insieme: Voi e Crodaioli.
Tua moglie ha un sorriso intelligente e innamorato.
Te lo ripeto: siete bellissimi.
Sono tornato con la felicità nel cuore.
Avevo un po' di timore all'inizio. Mi toglieva la libertà qualche
inattesa presenza intenzionale.
Ma ho superato tutto dopo il primo canto, guardando, senza farmi
capire, il modo di esprimersi
di Agnese.
Nonostante la mia esperienza, la mia sicurezza, la mia conoscenza, ho
bisogno spesso di queste
certezze che mi vengono (o che cerco volutamente) dalle persone dallo
sguardo sincero, trasparente.
Ho una settimana molto intensa da percorrere. Ma stare con voi mi ha
dato la forza per affrontarla.
Penso a tuo fratello, alla sua preoccupazione quotidiana.
Mi è piaciuto dare un bacetto a Elia.
Siete coraggiosi e saggi.
Vi ringrazio per l'amicizia e la fiducia.
Un abbraccio fraterno.
Tuo Bepi

giovedì 28 gennaio 2010

Sul Ponte di Perati

Visto che lunedì non l'abbiamo cantato lo canto qui:

Sul ponte di Perati
bandiera nera
è il lutto degli alpini
che va alla guerra

È il lutto degli Alpini
che va alla guerra
la meglio gioventù
che va sotto terra

Sui monti della Grecia
c'è la Voiussa
col sangue degli Alpini
s'è fatta rossa

Nell'ultimo vagone
c'è l'amor mio
col fazzoletto in mano
mi dà l'addio

Col fazzoletto in mano
mi salutava
e con la bocca i basi
la mi mandava

Quelli che son partiti
non son tornati
sui monti della Grecia
sono restati

Un coro di fantasmi
vien giù dai monti
l'è il coro degli Alpini
che sono morti

Gli Alpini fan la storia,
la storia vera
l'han scritta con il sangue
e la penna nera

Alpini della Julia,
in alto i cuori
sul ponte di Perati
c'è il tricolore!

mercoledì 27 gennaio 2010

La memoria e la pace (27 Gennaio, giorno della memoria)

La terra è di neve, di neve le case, gli alberi, l’acqua; neve le colline, neve gli uomini.
Uomini formica calpestano, barcollano, cadono, strisciano, irrigidiscono e infine stanno in quell’immensa bianchezza. Bestemmiano il Dio onnipotente e incomprensibile che li ha voluti uomini, non formiche.
Ogni cognome italiano ha lasciato le orme su quella neve. Siamo nati là e neanche ce lo ricordiamo.
Uomini cicala non hanno terra, calpestano catrame. Non hanno neve, ma una poltiglia calda quando tocca il suolo. Camminano, senza pesi, per gioco, leggeri.
Leggeri i pensieri. Pesanti i cuori. Bestemmiano il Dio sconosciuto, abbandonato.
Non hanno lo zaino in spalle, scarponi rotti ai piedi, non hanno fame. Non hanno tempo. Nemmeno per ricordare. E il tempo lo hanno già perso
Veniamo tutti da quella neve e lo abbiamo dimenticato.
Si levano note di dolore, preghiere di pace, grida di nostalgia. Il tempo non esiste più. E’ tornato indietro nel gennaio 1943 e pure siamo qui ora.
Agli uomini formica nella neve di Russia par di sentire voci dal cielo e per un momento, forse per l’eternità, ascoltano senza paura nella sera di stelle, cullati dal suono di voci di un tempo lontano.
Quella sera siamo stati brace della memoria, piccolo seme di pace, rimedio sicuro per l’anima.

martedì 26 gennaio 2010

Questa notte......

Stanotte De Marzi ci ha fatto volare, nel tempo e nella storia.
Ci ha ha portato sulla neve di Russia, puzzolente di guerra; ci ha portato nei boschi dell' altipiano a primavera; ci ha fatto conoscere gli urogalli; ci ha fatto sentire il sapore del vino rosso, che si assapora piano in una casa di legno; ci ha fatto sentire, con gli occhi, le pernici bianche che volano;
ci ha tormentato con gli odori dei lagher, ci ha fatto sentire le risate di una ragazza russa e l'urlo a denti stretti di quei ragazzi vestiti da soldati; ci ha fatto marciare nella neve carichi di freddo e di stanchezza; ci ha fatto camminare sulle foglie dei sentieri di montagna; ci ha fatto amare i desideri degli uomini e le loro miserie.
De Marzi ha frugato nei pensieri e nei ricordi di Mario Rigoni Stern, per raccontare a tutti; anche noi. E' la sua missione, indomita e libera, senza paure.
Noi coro, davanti al pubblico e pubblico stesso, ascoltiamo, cantiamo, ci emozioniamo e intanto diventiamo testimoni di un pezzetto di storia.....Così sconosciuta e così lontana dai nostri figli....
Ed il mio cuore è sempre più meravigliato!

Donata

venerdì 15 gennaio 2010

Mario Rigoni Stern

LUNEDI' 25 GENNAIO ALE ORE 21 PRESSO L'AUDITORIUM ANDREA CELESTI: CON IL CORO SANTA MARIA MADDALENA, BEPI DEMARZI CANTA RICORDA LEGGE E RACCONTA "MARIO RIGONI STERN UOMO DELLA PACE"