domenica 8 novembre 2009

Spiedo... finalmente!

L'ultimo saluto poi su per via asilo. L'angolo con Vicolo Signori. Che spettacolo queste case. Il portone è mezzo aperto. Sbircio in questa anziana corte bagnata. Deve essere così da sempre. Chissà quanti cantori ha visto salire e scendere per via Annunciata! Silenzio e penombra. Due ragazzini abbracciati si baciano scherzando. Incrociano il mio cammino e si affrettano verso la piazza dell'anitra. Chissà cosa pensano di un uomo incappottato con una cartella nera sotto il braccio. Indugio sulla via per non disturbare il loro momento. Silenzio. Inspiegabilmente solo con il plinplinnare di questa ineffabile pioggerellina di novembre, mi lascio bagnare la testa, gli occhi, le mani, persino la cartella. Ma la giro di schiena così che non si bagnino i canti. Nello specchio della fontana e sul porfido da poco rinnovato il plin plin leggero diventa sinfonia di gocce. In un angolo della piazza vedo un bambino vestito da indiano con il viso bagnato di lacrime in un carnevale di trent'anni prima. E la pioggia fine sa di sale quando mi arriva alle labbra. E intanto penso e ripenso a come sia tecnicamente possibile sbagliare un canto in un punto mai sbagliato alle prove. E scoprirlo un minuto prima di salire sull'altare. E perseverare nell'errore. No. Non siamo stati tecnicamente impeccabili. Ma in fondo è stato bello. Forse meglio di altre volte. Bello come il perdersi alla seconda battuta, continuare a cantare e cercare di capire, provare a ritrovarsi con i gesti e gli sguardi, alla fine riuscirci e tirare un sospiro di sollievo. Bello come il sindaco che ci ha dato dodici anni di meno. Bello come la giovialità del coro di Tignale. Bello come l'improbabile maestro del coro di Castiglione. Bello come lo stare insieme fino a notte cantando a squarciagola melodie di un altro tempo. Bello come questo spiedo che ora ho davanti. Finalmente spiedo, dorato, croccante ma morbido, giustamente salato, profumato di vite ed olivo, abbondante allo sfinimento. Bello come le facce che ho intorno: di chi si sforza di sembrare quello che non è , di chi vuole bene agli amici e ha il suo modo per dirlo. Bello come chi è innamorato e come chi lo vorrebbe essere. Bello come chi piange sotto le armonie di un canto e come chi si commuove per un amico che parte. Bello come chi è appena arrivato e come chi ritorna dopo un po' di riposo. Bello come questi canti alpini che si rimandano da un angolo all'altro della sala. Bello come il maestro che prova a vedere come sarà dirigere un coro di ottantenni. Bello come questa pioggia di Novembre che ancora non mi abbandona e che sulla punta del Pizzocolo è già candida neve.

3 commenti:

Gigibarbabianca ha detto...

L'emozione mi prende alla seconda riga, GRAZIE.

Franz il vecchio... ha detto...

Bello, bello, bello...

emozioni allo stato puro...

agnus ha detto...

mi stan scendendo le lacrime..

Grazie..